Cronaca / Valchiavenna
Lunedì 12 Agosto 2013
Un museo dove sorgeva la funivia
Ambizioso progetto sull’Angeloga
La Comunità montana pensa al riutilizzo a fini turistici dell’edifico abbandonato
L’impianto attivo per cinque anni negli Anni 50 è oggi una testimonianza di ingegno
Da un rudere abbandonato per decenni a uno spazio museale d’alta quota, con un piccolo bivacco alpino. Per conservare la memoria di lavori da record e offrire un’opportunità in più al turismo. È il progetto promosso dalla Comunità montana. L’ente di via Lena Perpenti punta al recupero dell’edificio funiviario del “Vertice” al Passo di Angeloga, nel territorio comunale di Piuro, al confine con quelli di Campodolcino e Madesimo.
Lo stabile, utilizzato negli anni dei lavori di costruzione della diga della Val di Lei, si trova sullo spartiacque, perché proprio in quel punto iniziano il bacino del Reno e quello del Po sull’altro versante. Per la realizzazione della diga - inaugurata nel 1963 - furono costruiti due impianti a fune paralleli: una teleferica adibita al trasporto del materiale, realizzata dalla storica impresa Agudio di Torino, e una funivia per le maestranze dell’impresa Cerretti & Tanfani di Milano. I due impianti avevano la partenza a Campodolcino, nella frazione, Tini e l’arrivo in Val di Lei. C’era un “cambio fune” in prossimità del Passo di Angeloga in località Vertice. I due tronchi erano lunghi 8,7 e 5,6 chilometri.
Il progetto è curato dalla Comunità montana, decisa a coinvolgere Comuni, consorzi turistici e associazioni della zona, oltre alla società svizzera Khr che gestisce la diga.
«Siamo ancora alla fase delle idee, anche se c’è già un percorso per la copertura finanziaria - sottolinea Davide Trussoni, vicepresidente della Comunità montana -. Vogliamo riqualificare la struttura con alcune azioni, per fare rivivere la storia di questa infrastruttura e nel contempo aumentare l’offerta turistica della Valchiavenna». Le fasi sono tre. Si partirà con la pulizia generale ed accurata dell’area, per arrivare a una riqualificazione ambientale, portando via tutto il materiale depositato nei lunghi anni di abbandono della struttura e nelle immediate vicinanze.
Poi è necessaria una bonifica dell’edificio principale, con una bonifica delle coperture, la pulitura delle facciate e il ripristino delle aperture.
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