Cronaca / Sondrio e cintura
Domenica 17 Maggio 2015
«Spese pazze in Regione,nessuno verificava»
Rimborsi spese, erogati senza controlli e con pezze giustificative quantomeno sommarie, che gli ex consiglieri del Pirellone avrebbero incassato per una lunga lista di spese effettuate con una «reiterazione compulsiva», soprattutto per pranzi, cene o rinfreschi.
Sono state depositate dal gup di Milano Fabrizio D’Arcangelo le motivazioni delle prime tre sentenze di condanna, tra cui l’anno e sei mesi a carico dell’ex consigliere valtellinese del Pd Angelo Costanzo, nell’ambito dell’inchiesta sulle cosiddette spese pazze al Pirellone tra il 2008 e il 2012, che coinvolge altri due valtellinesi rinviati a giudizio: Giovanni Bordoni (Pdl) e Ugo Parolo (Lega Nord), l’unico ancora in carica.
Il 28 aprile il giudice aveva condannato i tre che avevano scelto il rito abbreviato - Carlo Spreafico (Pd), Alberto Bonetti Baroggi (Pdl) oltre a Costanzo - a pene fino a 2 anni e mandato a processo con l’accusa di peculato 56 persone, tra ex consiglieri e consiglieri del Pirellone, tra i quali Bordoni e Parolo, appunto.
Nelle motivazioni della sentenza a carico dei tre condannati, il gup evidenzia come «le finalità sociali (di raccordo con la società civile)» potevano consentire che venissero rimborsate ai consiglieri anche le spese per «iniziative di segno strettamente politico-partitico», oltre che quelle relative al gruppo consiliare, ma sarebbe stata certamente necessaria una «adeguata documentazione».
Nel corso del procedimento è, invece, emerso come i consiglieri portassero a rimborso spese giustificate con scontrini e generiche ricevute, che spesso venivano presentate «senza neppure le indicazioni dei beneficiari». Pezze d’appoggio, insomma, che non potevano attestare in alcun modo «che l’evento conviviale fosse attinente all’attività istituzionale». Tutte spese, dunque, che secondo il gup, vanno qualificate come «riconducibili ad esigenze del tutto private».
Secondo il gup si tratta di peculato anche perché, da un lato, «le spese per consumazioni effettuate da una singola persona sono in contrasto con le funzioni di rappresentanza» e, dall’altro, rimborsare anche quelle significa in pratica raddoppiare la diaria già percepita dai consiglieri.
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