Cronaca / Tirano e Alta valle
Mercoledì 05 Novembre 2014
Spaccio a Tirano, sconcerto e delusione: «Pesante violenza contro di noi»
Cecco Bellosi, direttore educativo della Comunità Il Gabbiano, utilizza parole forti per commentare la reazione alla notizia che Francesco Panetta, 64 anni, autista dell’associazione dopo aver concluso il percorso di recupero, sia stato fermato mentre si faceva consegnare due etti di cocaina.
«È come sta avessimo invitato qualcuno a casa nostra e a lui sia stata data fiducia. Poi questa persona ci violenta e fa del male. Questo, oggi, è il nostro stato d’animo», spiega Cecco Bellosi.
«La sensazione mia personale, degli ospiti e degli operatori della comunità è come quella di una persona che ha subito violenza - ribadisce -. Panetta aveva terminato il percorso comunitario e, in accordo con i servizi sociali che si occupavano di lui, ha svolto la mansione di autista in attesa di avere il passaporto per poter tornare in Australia, secondo quanto sosteneva lui, visto che la sua famiglia di origine si trova lì».
«Il ragionamento della comunità è stato questo: abbiamo fatto trenta, facciamo trentuno, tenendo questa persona, il cui contratto scadeva il 18 di questo mese, a lavorare per noi. Purtroppo questa persona ha tradito la nostra fiducia e la nostra disponibilità nei suoi confronti». Ad aggravare ulteriormente la posizione di Panetta il fatto che abbia usato, per lo spaccio di droga, l’auto con il simbolo del Gabbiano.
«Il fatto che lui abbia usata per svolgere questi traffici è una violenza ulteriore», aggiunge Bellosi, che vuole precisare anche un aspetto importante. «Mi sento di escludere, nella maniera più assoluta, che qualcuno del Gabbiano c’entri con questa cosa. Non c’entrano la comunità e nessun altro degli ospiti. Nessuno ha mai acquistato sostanze da parte sua, perché il nostro sistema di informazioni interne funziona. I nostri ospiti sono sottoposti a controlli delle urine, che sono risultati sempre negativi in questo periodo. Poi quello che lui facesse all’esterno, questo purtroppo non lo potevamo sospettare». Bellosi vuole essere chiaro: «Escludo che Panetta abbia dato sostanze nella comunità, ma resta una cosa gravissima quello che ha fatto». Tanto più che è probabile che la droga finisse fra Tirano e la Valposchiavo.
Il direttore educativo fa un ragionamento che coinvolge anche il ruolo del Gabbiano sul territorio. «Da anni la comunità ha costruito con la popolazione e le istituzioni un rapporto di disponibilità - afferma -. Non vorrei che questo fatto pregiudichi il nostro rapporto. La nostra comunità è basata sull’apporto di educatori professionisti e psicologi, utilizzando e valorizzando in qualche caso anche persone che hanno fatto il percorso comunitario. Un aspetto che ritengo positivo e che non ci ha mai riservato sorprese».
Relativamente a Panetta, aggiunge, «la nostra fiducia derivava anche dal fatto che, fino a due mesi fa, lui era in misura alternativa al carcere e che, dunque, ogni sei mesi era sottoposto all’esame del capello, che è molto rigoroso e che è sempre risultato negativo. Teniamo conto che non più tardi di 5 mesi fa l’inchiesta giudiziaria, cui era sottoposto questo signore, si era conclusa senza che venissa trovato nulla nei suoi confronti. La nostra fiducia, insomma, era basata non sul buonismo, ma su alcuni dati di fatto».
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