Cronaca / Sondrio e cintura
Lunedì 16 Marzo 2015
Soccorsi, la legge piace anche al Cai
Emergenze e imprudenze: tanti dubbi
«Nel complesso la normativa è migliorata rispetto a prima» dicono gli operatori. Non è chiaro però a chi spetti accertare l’eventuale imperizia degli escursionisti.
La legge è migliorata: lo dicono Cai e Soccorso alpino. Il Consiglio regionale lombardo, mercoledì scorso, ha votato le “Disposizioni in materia di interventi di soccorso alpino e speleologico in zone impervie, recupero e salvataggio di persone infortunate o in situazioni di emergenza”.
Si tratta di una normativa che ha recepito sostanzialmente le osservazioni del Cai Lombardia e del Cnsas-Sals. Il percorso si è concluso grazie alla disponibilità al confronto dei firmatari della legge Francesco Dotti e Riccardo Decorato, della relatrice Lara Magoni e del sottosegretario alla montagna Ugo Parolo.
Solo per gli escursionisti
«È stata eliminata la discriminante territoriale con estensione dell’effetto della legge a tutto il territorio regionale, si è limitata la sua applicazione alle attività̀ sportive e turistiche, garantendo la gratuità dell’elisoccorso per i casi sanitari, introducendo la compartecipazione dei costi a carico dell’utente per «gli interventi di soccorso e di elisoccorso in ambiente impervio o ostile, comprensivi di recupero e trasporto, qualora non sussista la necessità̀ di accertamento diagnostico o di prestazioni sanitarie presso un pronto soccorso», sottolineano le due organizzazioni.
Resta l’aggravante dell’imprudenza, per i soli casi non sanitari: un aspetto che secondo alpinisti e soccorritori non è privo di criticità̀, anche perché non viene definito a chi spetti accertare l’imprudenza e quali siano i punti di riferimento per definirla. Ma in conclusione, il bilancio è positivo.
«Non si può̀ che esprimere soddisfazione per il proficuo percorso di confronto avvenuto e che ha portato i legislatori a recepire le nostre preoccupazioni, a migliorare i due testi originari, a varare una norma applicabile su tutto il territorio regionale, introducendo il pagamento per i soli interventi privi di rilevanza sanitaria, riconoscendo la funzione formativa del Cai nel diffondere un approccio alla montagna responsabile e definendo il corretto rapporto fra Cnsas e Regione Lombardia».
Alcune criticità sono state quindi, almeno parzialmente, superate. Ma secondo molti appassionati, il quadro non è né completamente chiaro, né risolutivo del problema che ha dato vita a questo iter.
Un esempio è quello dei casi di emergenza che non richiedono cure mediche, un altro la definizione dell’eventuale imprudenza, visto che la montagna non è fatta di variabili certe. Alcuni appassionati e addetti ai lavori hanno citato, come modello, quello elvetico, basato in quasi tutti i Cantoni sul soccorso garantito (anche in ambiente ostile) dalla Guardia aerea svizzera di soccorso.
La Rega è una fondazione privata di pubblica utilità che dipende da donazioni dei sostenitori. In segno di riconoscenza del sostegno, la Rega può concedere loro l’esonero parziale o totale, a propria discrezione e nell’ambito delle proprie capacità, dalla copertura dei costi causati dalle prestazioni di soccorso da lei date, se questi non sono assunti o se sono assunti solo in parte da casse malati, assicurazioni e altri terzi garanti. Il modello funziona e viene sostenuto con un esborso tutto sommato limitato – si parla di circa 30 euro all’anno – dagli appassionati di montagna. Tra l’altro, la Rega opera con equipaggi efficienti, ma molto più leggeri sia a livello di velivolo, sia di personale (ogni equipe è composta da pilota, specialista e medico) rispetto a quelli italiani, con una conseguente riduzione dei costi di gestione, anche se le basi sono operative ventiquattrore su ventiquattro.
Lo dimostrano, solo per citare alcuni casi recenti, gli interventi effettuati in Valtellina dall’Agusta Westland 109 Da Vinci della base engadinese di Samedan.
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