Cronaca / Tirano e Alta valle
Sabato 09 Maggio 2015
Situazione dei ghiacciai: aumentano di numero ma non di superficie
Ben 903 corpi glaciali, una superficie complessiva di 369 chilometri quadrati, pari a quella del lago di Garda, una maggioranza di ghiacciai piccoli e frammentati, sei regioni italiane interessate tra le quali solo una, l’Abruzzo, non alpina.
Questa l’interessante fotografia consegnata ieri a tutta Europa nel presentare il nuovo catasto dei ghiacciai italiani illustrato durante la diciannovesima edizione dell’alpine glaciology meeting, il più importante convegno europeo di glaciologia in corso ieri ed oggi all’università degli Studi di Milano.
L’iniziativa vede coinvolti quaranta glaciologi delle più importanti università europee ed istituzioni internazionali, riuniti per fare il punto sullo stato di salute dei ghiacciai e analizzare evoluzioni e implicazioni future della fusione. Il primo dato, altamente significativo, è che il numero dei ghiacciai è aumentato passando da 835 (quelli censiti nel precedente catasto nazionale dei ghiacciai, ultimato alla fine degli anni Cinquanta) a 903.
Quella che può apparentemente sembrare una contraddizione, in realtà non lo è proprio perché l’incremento numerico è da riportare ad una intensa frammentazione delle unità glaciali preesistenti. La superficie glaciale ha complessivamente registrato una perdita del 30% (157 km2), confrontabile all’area del lago di Como, passando da 527 km² agli attuali 370 km² (circa 3 km² persi all’anno).
I ghiacciai italiani sono dunque numerosi, frammentati e di piccole dimensioni (si stima un valore areale medio di 0,4 km²), ad eccezione di tre ghiacciai che presentano un’area superiore ai 10 km²: il ghiacciaio dei Forni in Valfurva, nel cuore del Parco Nazionale dello Stelvio, il Miage in Valle d’Aosta (gruppo del Monte Bianco), e il complesso Adamello-Mandrone, in Lombardia e Trentino (parco dell’Adamello).
Per quanto riguarda la tipologia, in Italia predominano i ghiacciai di tipo “montano”, che rappresentano il 57%, seguiti dai “glacionevati” (40%) e dalla piccola rappresentanza dei ghiacciai “vallivi” (3%). Questi alcuni dei dati contenuti nel nuovo catasto dei ghiacciai italiani, un vero e proprio atlante, aggiornato al periodo attuale, di tutti i ghiacciai italiani dopo l’ultimo censimento nazionale del 1962.
Un lavoro di ricerca iniziato nel 2012 rifacendosi ad un complesso di dati raccolti in almeno un decennio e coordinato da Claudio Smiraglia, professore ed esperto glaciologo dell’università statale di Milano, insieme a Levissima, con la collaborazione dell’associazione riconosciuta Ev-K2-CNR, che ne ha reso possibile l’edizione, e il supporto scientifico del comitato glaciologico italiano.
«Siamo davvero orgogliosi – ha commentato Smiraglia - di presentare la pubblicazione del nuovo catasto dei ghiacciai italiani. Il catasto è uno strumento indispensabile per capire lo “stato di salute” del cuore freddo delle nostre Alpi, la cui evoluzione è il principale indicatore dei cambiamenti climatici in atto». Il progetto è supportato da Levissima che dal 2007 è a fianco dell’università degli Studi di Milano per lo studio e il monitoraggio dei ghiacciai italiani a partire dal ghiacciaio Dosdè Orientale-Cima Piazzi dal quale sgorga la sua acqua minerale.
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