Cronaca / Oggiono e Brianza
Sabato 13 Luglio 2013
Segalini, bomba regionale
I creditori ora rischiano
La fabbrica dismessa situata nella fascia di rispetto del Bevera
Inedificabile una parte dell’area e la messa all’asta si complica
S’era già arenata più volte: rischia ora il naufragio l’ex “Segalini”, battuta all’asta ripetutamente invano; ora il valore crolla e non per la crisi del mercato: la Regione ne sforbicia un pezzo e il Comune – per salvare il piano di governo del territorio – si adegua.
La clamorosa svolta è stata comunicata l’altra sera al consiglio dall’assessore Massimo Petrollini: «Per dieci anni il piano regolatore di Molteno ha seguito un perimetro diverso da quello che avrebbe dovuto, nel rispetto del piano idrogeologico regionale: quest’ultimo detta le aree dove (per esempio lungo i fiumi) non si può costruire niente. Per un vizio di forma, tra le zone di Molteno dove invece s’è fatto finta di nulla rientra l’ex Segalini: il piano idrogeologico regionale attribuisce la classe quarta a una porzione, perciò inedificabile».
Pericolo di alluvioni
Lo stabilimento si trova lungo il Bevera e alla confluenza del Gandaloglio: un mix esplosivo che ha già presentato drammaticamente il conto un paio d’estati fa con un’onda di piena che disseminò danni per tutto il paese.
«L’azienda esisteva prima del piano ma – ha rimarcato Petrollini – l’area adesso è in vendita: la riconversione dovrà ubbidire al perimetro indicato dalla Regione, che scriveremo nel piano del territorio; l’ex Segalini è stata interamente valutata finora come industriale: adesso per il curatore fallimentare e per i creditori si presenta un serio problema. La Regione ha stralciato una porzione della proprietà: al complesso era stato dato un prezzo che necessariamente cambia se su una zona non si può più ricostruire niente».
Cala la cubatura
Calano i metri quadrati, diminuiscono di conseguenza i metri cubi: l’ultima volta che l’ex Segalini era andata all’asta erano stati inutilmente battuti per 6 milioni 200mila euro i 30.700 metri quadrati coperti di stabilimento, più le cosiddette pertinenze ovvero altri 30.200 metri quadrati di terreni ritenuti tutti usufruibili; già allora la quotazione era passata in pochi mesi dai 10 milioni 200mila euro iniziali a 7 milioni e mezzo, poi via via scendendo.
A quel punto il curatore s’era fermato: svalutando il complesso i proventi non sarebbero bastati a tacitare i creditori, nemmeno quelli privilegiati tra cui i lavoratori. Le prospettive ora si fanno pessime, diminuendo la fruibilità dell’area. Il progetto che era sul tappeto nei mesi scorsi prevedeva un’elegante riqualificazione a mo’ di residence con verde e giochi d’acqua; con la crisi era stato già rivisto e il Comune era arrivato a considerare ammissibile nel piano del territorio un nuovo quartiere con case, negozi e attività.. n
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