Cronaca / Sondrio e cintura
Martedì 27 Maggio 2014
Scarcerato Ezio Gatti
«Non è un’assoluzione»
Il valtellinese accusato di duplice omicidio è tornato a Sondrio - La Corte: «Solo indizi e non prove sul fatto che sia il mandante»
Da venerdì scorso Ezio Gatti è agli arresti domiciliari. La Corte di Assise - presieduta dal giudice Pietro Della Pona - ha infatti accolto l’istanza del suo legale, Carlo Taormina, che più di una volta aveva chiesto la scarcerazione del suo assistito, in cella da ormai 33 mesi.
Il valtellinese - 42 anni, una compagna e un figlio piccolo - è ritenuto il presunto organizzatore del delitto di Brusio e quindi della morte di Gabriella Plozza e di Gianpiero Ferrari, avvenuto a una manciata di chilometri, oltre confine, nel novembre del 2010. Imputato di quell’efferato delitto anche il moldavo Ruslan Cojocaru - 32 anni -, ritenuto invece il presunto killer.
All’origine della decisione presa dalla Corte - oltre al prolungato periodo di carcerazione preventiva (i cui termini scadono peraltro il prossimo 9 luglio), e alla disponibilità di un alloggio dove poter scontare i domiciliari - ci sarebbe un quadro probatorio più sfumato. Cosa vuol dire? Che la Corte nutre dubbi sul fatto che Gatti possa essere il mandante dell’omicidio, che non ci sono più esigenze di tutela probatoria, visto che il dibattimento è ormai ad un passo dalla sentenza, che non sussiste il pericolo di fuga (del resto anche quando Gatti sapeva di essere intercettato e pedinato non si rese irreperibile) e nemmeno di reiterazione di un reato di tale gravità. Non da ultimo, il Gatti avrebbe dimostrato di avere un comportamento modello nel periodo di carcerazione al Bassone di Como, carcere dal quale ha rifiutato di essere trasferito a Sondrio perchè non avrebbe potuto vedere - almeno una volta al mese - l’amato figlioletto.
Inoltre, se per il moldavo vi è la traccia rinvenuta sotto le unghie di una delle vittime e ritenuta altamente compatibile con il suo Dna, per il Gatti si parla solo di indizi: dalle sim card telefoniche che la Procura ha sempre ritenuto essere state “dedicate” al delitto (schede telefoniche «che il processo ha appurato non avere una provenienza criminosa», afferma Taormina), ai rapporti con il moldavo, che - sempre secondo l’accusa - avrebbe più volte ricevuto dal Gatti del denaro. Ma che ci sia un collegamento tra quei “prestiti” e il delitto non è mai stato provato in aula. Più che soddisfatta la difesa del valtellinese che ha depositato l’istanza nei giorni scorsi, mentre l’avvocato Rossella Scalvi potrebbe fare altrettanto per il moldavo. Prima però dovrà trovargli una casa, visto che per ora non ha un luogo dove scontare i domiciliari.
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