Cronaca / Lecco città
Domenica 07 Settembre 2014
Sanzioni della Russia
Un conto salato per Lecco
La crisi in Ucraina penalizza l’export (che stava crescendo) soprattutto dell’agro-alimentare
Vittore Beretta: «È una battuta d’arresto alla nostra espansione in un mercato importante»
Le sanzioni russe pesano sulle aziende locali a iniziare da quelle dell’agroalimentare, le prime ad essere state sottoposte a inizio agosto nel quadro della crisi Ucraina al blocco delle esportazioni verso la Russia, in risposta alle sanzioni imposte alla Russia dall’Europa a fine luglio.
Ora che, nonostante la tregua siglata in Ucraina, il vertice Nato di questi giorni innesca nuove sanzioni e tensioni gli imprenditori temono una fase 2 della reazione russa sui prodotti europei.
Se le sanzioni si estendessero Lecco vedrebbe a rischio esportazioni verso la Russia che nel 2013 hanno sfiorato i 100 milioni di euro (il 4% in più sul 2012), mentre per il solo settore alimentare a livello regionale la Lombardia vede in gioco un volume complessivo di 135 milioni di euro (2013), cresciuto del 25,2% rispetto al 2012.
Ora le imprese sperano che la crisi Ucraina rientri e, a seconda delle situazioni, incrociano le dita per il momentaneo scampato pericolo (come Caldirola) o si riorganizzano, come Vittore Beretta, con nuove strategie.
«Per la nostra azienda le sanzioni russe hanno colpito la quasi totalità di prodotti italiani esportiamo in quel Paese, ma ci stiamo riorganizzando nell’intento di recuperare almeno in parte le vendite in Russia esportando alcuni prodotti che realizziamo nel nostro stabilimento cinese».
Prosciutti, mortadelle, salami, coppe: la produzione italiana più tipica dei salumi Beretta, ci spiega il proprietario dell’importante azienda brianzola Vittore Beretta, è ora bloccata dalle sanzioni russe. Un blocco, quello alimentare, «che per noi mette una battuta d’arresto a un’espansione sul mercato russo che è piuttosto recente ma con cui stavamo costruendo un buon business».
Beretta ha aperto l’export sulla Russia circa quattro anni fa «consapevole che quel che vogliono i russi è il made in Italy. E’ evidente – aggiunge – che i prodotti che realizziamo in Cina, simili ai prodotti europei ma dedicati esclusivamente al gusto e al mercato cinese, non hanno le referenze dei nostri prodotti italiani. Tuttavia in Russia si sta formando ora una richiesta anche per quel tipo di prodotti, quindi ci organizziamo di conseguenza. Ma ora – afferma - se la situazione non rientrerà temiamo una fase 2 delle sanzioni russe sull’Europa, fase che porterà a bloccare tutto tenendo in piedi lo stretto indispensabile. La Russia – aggiunge – ha la possibilità di acquistare tutto il resto da nazioni con cui non ci sono conflitti ideologici o politici e fra le quali la Cina è sicuramente partner privilegiato, in aggiunta a Paesi come la Corea, l’India, o l’area del Sudamerica».
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