“Ronchi spa”, confiscati beni per 3 milioni
IPer la prima volta in Valtellina chiesta la drastica misura patrimoniale: «Proventi illeciti». Conti correnti, case, società in mano all’agenzia antimafia
Prima il sequestro, poi la confisca. Si parla di 3 milioni e 350mila euro in case, terreni, auto, gioielli, conti correnti, negozi e società riconducibili secondo agli inquirenti a Fernando Ronchi, da tempo nel mirino di questura e fiamme gialle. Beni che secondo gli inquirenti l’uomo di 57 anni di Traona non può aver guadagnato in modo lecito, vista la sua dichiarazione dei redditi. L’inchiesta in cui il faccendiere di Traona è rimasto invischiato (riciclaggio, fatture false, contrabbando e altri reati fiscali) c’entra solo in parte con la decisione presa dal Tribunale di Sondrio. Per la prima volta, in provincia di Sondrio, trova così applicazione il decreto legge 159 del 2011 che consente - senza nemmeno attendere l’esito della vicenda giudiziaria -, di spogliare l’indagato di tutti i suoi beni.
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La sua dichiarazione dei redditi è infinitesimale se paragonata alla montagna di soldi - si parla di alcuni milioni di euro - che per sua stessa ammissione avrebbe perso al gioco in un casinò.
Un “reddito” (ben inteso non dichiarato) altissimo, che - per gli inquirenti - non può che provenire da fonti illecite. Ed è proprio da questo presupposto, da quella presunzione, che è maturata la richiesta prima di sequestro e poi di confisca nei confronti di Fernando Ronchi, 57 anni di Traona, pluri indagato riciclaggio, usura, contrabbando, frode e altri reati di natura fiscale.
“Il divino”, la mente
Lui sarebbe la mente della vasta organizzazione con diramazioni in diverse città del Nord e persino all’estero finalizzata all’evasione fiscale.
La “Ronchi spa”, azienda -che poteva contare su alcuni fedelissimi, procurava fatture false nel settore del ferro a ditte, imprese, industrie di Sondrio, Lecco, Bergamo attraverso una organizzazione di 200 aziende fittizie create in Italia e all’estero dal “divino”, come si faceva chiamare Ronchi.
Nel dicembre del 2012 finirono in carcere 10 persone - tre i valtellinesi, uno dei quali appunto, il Ronchi- mentre altre 19 furono denunciate a piede libero.
Nel gennaio scorso, con Ronchi di nuovo libero, fu chiesta dal pm Stefano Latorre la prima misura “personale” con l'obbligo di soggiorno e il sequestro del suo gigantesco (presunto) patrimonio.
Prima assoluta in Valle
Per la prima volta, in provincia di Sondrio, la Guardia di finanza chiese e ottenne l’applicazione del decreto legge 159 del 2011 che consente - senza nemmeno attendere l’esito della vicenda giudiziaria, di spogliare l’indagato di tutti i suoi beni.
Ed è quello che ha fatto il Tribunale di Sondrio (presidente Pietro Della Pona, relatore Antonio De Rosa)che dopo il sequestro, ieri ha disposto la confisca dei 3 milioni e 350mila euro. Ronchi, i figli, le mogli (attuale e l’ex), ma anche le sue “ teste di legno”, da ieri sono state spogliate di ogni bene: conti correnti bancari, azioni di società, case, capannoni, terreni, il mega negozio di ferramenta a Traona, oggetti preziosi e gioielli e addirittura un motoscafo e una Ferrari. Tutto confiscato.
L’agenzia antimafia
E ora, a meno di un colpo di scena in caso di impugnazione, la “Ronchi spa” non ha più nulla.
Beni e contanti finiranno nelle disposizioni dell’agenzia nazionale anti mafia che dovrà gestire conti correnti e immobili in proprio o tramite onlus, come già accade quando si ha che fare con i boss della mafia.
A Ronchi, che giusto ieri è stato rintracciato in Brianza dopo che aveva fatto perdere per mesi le proprie tracce (a quanto pare ha dichiarato di abitare in Svizzera e in Croazia), non resterà che fare appello (e non a caso il suo avvocato Giuseppe Romualdi ha già annunciato in aula vizi di notifica), ma dovrà anche rispettare l’obbligo di soggiorno che gli è stato affibbiato a gennaio con la misura personale, diversamente finirà di nuovo in carcere.
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