Cronaca / Tirano e Alta valle
Venerdì 02 Agosto 2013
Riserva della Val di Mello
«Un’area poco tutelata»
Jacopo Merizzi, presidente delle guide alpine, lancia l’allarme
«Troppi auto e quad, ma anche rischi di nuovi edifici a Cascina Piana»
«Per la Riserva della Val di Mello servono scelte coraggiose, serve una svolta improntata sulla qualità, altrimenti rischiamo di distruggere questo bellissimo giardino di pietra ed acqua che non ha eguali sulle nostre Alpi». Così Jacopo Merizzi, guida alpina e presidente dell’associazione guide alpine della Val di Mello.
Lui che alla Riserva ha sempre creduto e crede ancora, oggi, a quattro anni dall’approvazione della delibera del consiglio regionale lombardo che riconosceva la piccola Yosemite patrimonio da preservare e da tutelare, afferma che «si è ancora lontani dall’aver trovato una corretta e coerente linea di gestione che sappia dare un segno distintivo e di qualità all’oasi naturale».
Merizzi riconosce che qualche passo avanti sia stato fatto, ma le istituzioni, Riserva e Comune di Valmasino, tendono a trascurare aspetti che potrebbero fare la differenza rispetto anche alla godibilità e alla fruizione turistica di questa piccola fetta di Paradiso, regno dei free climber e dei sassisti.
La guida alpina pensa alle troppe auto che anche durante l’estate hanno accesso alla valle: «Si distribuiscono troppi pass alle famiglie proprietarie delle baite o dei fondi e ci sono troppi quad che si muovono sul sentiero, passando in mezzo agli escursionisti infastiditi, perché giustamente trovandoti in una riserva non ti aspetti di imbatterti in questi veicoli che inquinano e fanno rumore».
Troppi veicoli, ma anche la richiesta di costruire un nuovo fabbricato, di 400 metri quadri, proprio al centro della valle, in località Cascina Piana, il cuore pulsante della riserva, mette a rischio quel delicato equilibrio tra paesaggio e costruito. «Fino a qualche decennio fa Cascina Piana era l’emblema della perfetta simbiosi tra natura e mano dell’uomo. Questo equilibrio è diventato instabile e se non si danno regole più ferree allo sviluppo edificatorio, le cose non potranno che peggiorare».
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