Cronaca / Sondrio e cintura
Mercoledì 11 Febbraio 2015
Ripartizione risorse Bim, la Lega vuole rivedere le regole
«La ripartizione dei soldi fra le cinque Comunità montane e da esse ai Comuni poteva avere un senso anni fa, ma non ce l’ha più oggi in questa situazione. E poi crediamo sia tempo che tutte le risorse dei sovraccanoni, e dico tutte, vengano distribuite».
Vecchio direttivo presieduto da Carla Cioccarelli scaduto da ormai sei mesi, ad accendere le polveri in vista del rinnovo della governance del Consorzio del bacino imbrifero dell’Adda (Bim) è il segretario provinciale della Lega Nord Christian Borromini che rompe il silenzio. E lo fa in maniera prorompente.
«Questi sono tempi eccezionalmente difficili per gli enti locali - esordisce Borromini in una nota -, la nostra salvezza viene dalla nostra più grande ricchezza, le acque, ma dobbiamo fare in modo di utilizzare al meglio le risorse garantite attraverso il Bim».
Da qui la prima proposta gettata sul tavolo quella cioè di non passare più attraverso le Comunità montane per il riparto dei fondi come invece fatto finora.«In Valtellina e Valchiavenna a prevalere su tutto devono essere la solidarietà e la condivisione - sottolinea Boromini -: la Lega Nord, in vista del rinnovo dei vertici del Bim, non pone la questione dei candidati ma dei programmi. Noi appoggeremo chi saprà rispondere con i fatti alle richieste dei Comuni».
Da qui la richiesta di rivedere le regole della ripartizione dei fondi così come prevista dall’attuale statuto. «I primi a beneficiarne saranno i Comuni e con essi i cittadini perché abbiamo servizi da garantire e opere da realizzare - ancora il segretario del Carroccio -. I soldi vanno usati nel miglior modo possibile. Questo vogliamo dal Bim».
Una questione che chiama in causa un ragionamento più ampio sul futuro dell’assetto istituzionale della Valle dove, dopo la trasformazione della Provincia in ente di secondo livello, a vantare la rappresentatività democratica frutto dell’elezione diretta sono soltanto i Comuni e dove Comunità montane, Bim e Provincia, appunto, condividono lo stesso status: enti di secondo livello attraverso i quali passa però la gestione politica o, come qualcuno dice, consociativista dell’intero territorio.
Ma non solo. Con il taglio delle risorse alla Provincia e la decisione di utilizzare i fondi dell’Aqst per la parte corrente del bilancio di palazzo Muzio, rinunciando così ad ogni possibilità di investimento, si apre anche la partita dell’utilizzo delle risorse “residue”, quelle cioè che transitano attraverso il Bim. I Comuni guardano a quel tesoro come unica, o quasi, possibilità di far quadrare i loro conti, ma resta aperta la partita dei macrotemi che interessano tutta la provincia: dal turismo all’economia passando per il delicato settore del socio assistenziale.
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