Cronaca / Tirano e Alta valle
Sabato 25 Aprile 2015
Resistenza in Valle
Alla festa di Bormio
l’unità ritrovata
Il sindaco Occhi: «Liberi grazie ai partigiani»
Della Bitta: «Uomini con orientamenti diversi
seppero trovare una sintesi per il bene comune»
Tutta la provincia di Sondrio si è radunata ieri a Bormio nella storica piazza del Kuerc, sede della cerimonia voluta per festeggiare il settantesimo anniversario della liberazione.
Una quindicina i gonfaloni dei Comuni presenti con in testa quello della Provincia. Forze Armate con tanto di picchetto d’onore composto Carabinieri, Guardia di Finanza, Polizia e Forestale; dietro, in corteo, numerosi gagliardetti di gruppi alpini, i partigiani dell’Anpi tutti con indosso il loro tricolore e tanta gente comune. Molti i sindaci intervenuti a partire da quello di Sondrio Alcide Molteni, a quello di Tirano Franco Spada, ai primi cittadini dell’Alta Valle.
La medaglia della Provincia
Sulla piazza, sotto la regia dell’ex assessore all’istruzione del comune di Tirano Bruno Ciapponi Landi, dapprima sono stati tributati gli onori al gonfalone della Provincia nel 1987 assegnataria della medaglia d’argento al valor militare proprio per la Resistenza, riconoscimento tributato dall’allora presidente della Repubblica Sandro Pedrini. Di seguito gli onori al vice prefetto Salvatore Angieri accompagnato dal comandante provinciale dei Carabinieri. Con l’esecuzione dell’inno d’Italia da parte della filarmonica Bormiese si è dato avvio ai discorsi ufficiali. A fare gli onori di casa il sindaco di Bormio Giuseppe Occhi: «Siamo chiamati - ha esordito - ad un ricordo e ad una doverosa riflessione. Se oggi possiamo dire di essere liberi di esprimerci lo dobbiamo a chi ci preceduti».
Ha poi ricordato la Resistenza come un periodo di «riscatto civile e patriottico del popolo italiano» nonché i sentimenti che animavano i combattenti, quella lealtà verso la patria e l’amore per lo Stato ben rappresentati dallo stralcio di una lettera di un bormino, rinchiuso anche in un campo di concentramento, datata 1° maggio 1945: “Ascoltiamo la radio con un senso di devozione quando si parla dell’Italia”. «Termini come quello di patria oggi possono sembrare desueti – ha commentato Occhi – ma riscoprire questi valori è la strada giusta da percorrere». Ha poi posto l’accento sul momento critico che l’Italia sta affrontando, tema trattato anche dal presidente della Provincia Luca Della Bitta. «La lezione che ci viene da quegli eventi – ha sottolineato nel suo discorso – è quanto siano importanti la responsabilità individuale, l’unità d’intenti, la ricerca del bene comune che è nostro dovere perseguire in ogni circostanza. Solo recuperando il senso morale individuale si potrà restituire alla sua nobiltà, nella sostanza e nell’immagine, il ruolo della politica messo in crisi da tanti scandali, di recuperare la fiducia dei cittadini che hanno il diritto di avere amministratori e rappresentanti onesti».
«Ispiriamoci a quello spirito»
Riguardo alla crisi ed all’inizio della ripresa: «È stata certo una dura prova per tutti, a cominciare dai più deboli, una prova certo pesante ma infinitamente meno lacerante di quanto furono la guerra ed il dopoguerra per i nostri padri e nonni. La nostra riconoscenza sia la ricompensa per la memoria di chi non c’è più e una giusta soddisfazione per chi è ancora con noi. La Resistenza fu una grande testimonianza di unità, di sostegno tra uomini di diversi orientamenti che seppero trovare una sintesi condivisa alla ricerca del bene comune. Uomini che seppero mettere in secondo piano l’interesse del proprio gruppo o partito anche a costo di sacrifici personali: a questo dobbiamo ispirare - ha concluso - tutta la nostra azione perché l’Italia e la nostra terra vivano giorni sempre migliori. Viva la Valtellina e la Valchiavenna, viva l’Italia». n
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