Quattro giovani tra i 23 e 29 anni sono stati rinviati a giudizio per tentata violenza sessuale a due bariste che lavoravano al “Bar Giusto” di via Palerma.
La vicenda risale a tre anni or sono su indagini dei carabinieri della locale stazione, in base a quanto denunciato dalle due bariste. In pratica alle due bariste sarebbe stata tesa una specie di trappola a notte fonda, in particolare dai tre più arditi e aggressivi.
Dalle parole di invito ad accettare qualche corteggiamento, tra baci, carezze e palpeggiamenti, si sarebbe passati alla tentata violenza sessuale su entrambe le giovani. Su quanto avvenuto effettivamente quella notte comunque resta ancora qualche interrogativo, specialmente per riuscire a precisare chi dei quattro ha cercato di bloccare per primo l’una e poi l’altra, gettandole a terra. Nel “corpo a corpo” almeno tre dei quattro avrebbero tentato di strappare qualche indumento. L’inchiesta aperta dal pm Luca Fuzio è stata ora conclusa dal pm Cinzia Citterio, alla luce dei nuovi accertamenti svolti, anche per diversificare le ipotizzate corresponsabilità che ieri hanno già utilmente fatto rideterminare i difensori di fiducia, avvocato Marilena Guglielmana per uno dei tre accusati che assiste, e l’avvocato Michele Cervati per un imputato. Infatti si è parlato di “concorso morale” per la tentata aggressione ad una delle due bariste, senza avere preso di mira l’altra. Ieri nell’aula del tribunale di Lecco il pm Citterio ha ritenuto di formalizzare per tutti le accuse di concorso nella tentata violenza sessuale alle due bariste e inoltre il concorso anche nel reato di danneggiamento di alcuni beni di proprietà del gestore del locale. Gli avvocati hanno già preannunciato di poter essere in grado di fare assolvere i quattro accusati. Le due parti lese erano assenti. Dovranno però deporre in dibattimento, considerato che non hanno ritenuto di farsi assistere da un legale di fiducia in un incidente probatorio.
Il gup Paolo Salvatore ha perciò fissato il processo pubblico per il 21 novembre prossimo, davanti al tribunale collegiale. Infatti è stato ritenuta necessaria la dialettica processuale per stabilire l’attendibilità delle opposte versioni.
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