Cronaca / Sondrio e cintura
Giovedì 05 Settembre 2013
«Provincia, no a passi indietro
La nostra proposta c’è già»
Sertori replica subito alla lettera del pd Ciapponi - «Ci sono 27mila firme e un’assemblea plenaria
che hanno già deciso che cosa chiedere a Roma»
«L’istanza è già stata scritta, arriva dal territorio, è chiara e non l’ha decisa “un uomo solo al comando”. L’ha voluta e sottoscritta proprio il territorio, in un’assemblea plenaria con sindaci, amministratori, ex presidenti della Provincia, categorie economiche, sindacati. Lì abbiamo condiviso un progetto che è ancora valido e attualissimo. Un progetto approvato, unica Provincia in tutta Italia. Non capisco proprio perché la Provincia più Provincia d’Italia dovrebbe smussare la propria posizione».
Non ha cambiato idea, il presidente della Provincia di Sondrio, Massimo Sertori, leggendo la lettera aperta inviatagli dal segretario provinciale del Pd, Giacomo Ciapponi: la battaglia da fare è ancora quella per salvare l’istituzione come ente di primo livello. Prospettare alternative per far fronte alle linee del governo, dice Sertori, significherebbe «smussare la nostra posizione, quasi un passo indietro, non solo rispetto a quanto chiede anche l’Unione delle Province italiane, che è guidata non da un pericoloso leghista, ma da Saitta, il presidente della Provincia di Torino che, ricordo, fa parte del Partito democratico. Ma, peggio, sarebbe anche servire a Roma una proposta smontata rispetto al volere del territorio, dimostrando di aver fatto un passo indietro, e che non avrebbe nemmeno tentato di fare la sua battaglia accettando subito le condizioni del governo. Questo - sbotta Sertori - non è accettabile. E soprattutto manca di strategia e di tattica politica».
Insomma, mentre da Ciapponi arriva un nuovo, pressante invito al dibattito con tutte le forze politiche, dal numero uno di palazzo Muzio una replica altrettanto ferma da cui emerge che la situazione è chiara.
«Valtellina e Valchiavenna hanno già deciso cosa vogliono – afferma Sertori – e l’hanno sancito in quell’assemblea dello scorso anno, l’adunanza generale a cui hanno partecipato sindaci, imprese, sindacati e forze del territorio. Io sto solo facendo rispettare il volere del territorio emerso da quell’incontro plenario, che ha indicato un progetto ancora attualissimo».
Un volere e un progetto, afferma il presidente della Provincia, che peraltro sono in linea con quelli di istituzioni lombarde e nazionali: «La presa di posizione emersa da quell’assemblea, sulla quale poi sono state raccolte 27mila firme di cittadini – rimarca Sertori –, in sostanza è uguale a quanto chiesto dall’Upi, alla cui piattaforma abbiamo aggiunto alcuni punti legati specificamente al nostro territorio, vedi il riconoscimento di territorio interamente montano e altri elementi di cui abbiamo parlato molte volte. Questo continuiamo a chiedere, questo continua a chiedere l’Unione delle Province lombarde e questo chiede anche l’Upi, come mi ha confermato il presidente Saitta che ho sentito nuovamente proprio in questi giorni».
Anche di fronte alle argomentazioni espresse da Ciapponi nella lettera aperta indirizzata a palazzo Muzio, insomma, per Sertori restano valide le riflessioni espresse all’indomani del dibattito alla festa del Partito democratico in Valgrosina, una tavola rotonda che ha visto protagonisti – come noto – il coordinatore provinciale del Pdl Maurizio Del Tenno, il segretario della Lega, Narciso Zini e il “padrone di casa” Ciapponi. «Vale sempre il discorso che ho fatto l’altro giorno – ribadisce infatti Sertori -, per cui non è che la Valtellina cambia, se a Roma cambiano le linee guida, e il fatto che il governo prenda una direzione non significa che noi ci dobbiamo adeguare. Ribadisco, per me non ha senso che la Provincia più Provincia d’Italia smussi la propria posizione rispetto a quella di tutte le altre Province espressa dall’Upi». Ma Sertori va anche oltre. E “suggerisce” un possibile percorso, partendo da quel decreo Monti che già aveva riconosciuto la specificità montana della provincia di Sondrio. «Chi è a Roma ed è più vicino a ministri e al governo dovrebbe invece pressare e far capire che qui, a Sondrio, c’è un intero territorio pronto a buttarsi un durissimo braccio di ferro se non venisse ascoltato. E questa posizione dovrebbe essere sostenuto anche a prescindere dalla linea del proprio partito.
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