Cronaca / Sondrio e cintura
Domenica 06 Ottobre 2013
Processo Brusio, svolta
Scarcerazione alle porte
Presto imputati liberi. L’accusa: sospensione dei termini - In aula la moglie di Ezio Gatti che decide di non rispondere
La richiesta ora è ufficiale: sospendere i termini di custodia cautelare (che in Italia consente di tenere in cella un sospettato di omicidio per non più di un anno e sei mesi dal decreto che ne dispone il giudizio) per evitare che i presunti responsabili del duplice delitto di Zalende possano tornare liberi dal prossimo 9 gennaio.
Alla Corte d’Assise di Sondrio la decisione: se accoglierà la sospensione chiesta ieri dalla pubblica accusa i due imputati resteranno in carcere per tutta la durata del processo.
Presto l’ordinanza
Il pronunciamento ufficiale si avrà il 23 ottobre prossimo, giorno in cui riprenderà il processo. Per quella data la Corte si deve riunire ed accettare o meno le motivazioni addotte per entrambi gli imputati. La pubblica accusa - sostenuta in aula da Luisa Russo - ha motivato la richiesta facendo leva sulla complessità del dibattimento, il numero di testi che ancora devono essere sentiti e delle perizie disposte (ben tre), oltre alla richiesta in corso di rogatoria internazionale per portare sul banco dei testimoni alcuni cittadini svizzeri.
Richiesta che potrebbe non restare isolata visto che l’elenco degli svizzeri che ancora devono presentarsi (e che potrebbero rifiutarsi di giungere a Sondrio) è ancora lungo.
La difesa, per bocca di Carlo Taormina e dell’avvocato Rossella Sclavi ha già fatto sapere che si opporrà ricorrendo in Appello. Sulla scarcerazione di Gatti pende anche un ricorso in Cassazione presentato da Taormina sull’ultimo provvedimento emanato dal Tribunale della Libertà nei confronti del suo legale. Non è detto che, almeno in un caso, il valtellinese riesca a fare centro.
Intanto venerdì è stata citata come teste la moglie del presunto organizzatore del delitto: Elena Fabani che - come era previsto - si è avvalsa della facoltà di non rispondere. Non si è invece sottratto alle domande di accusa e difesa Roberto D’Amico , ristoratore di Chiesa in Valmalenco, a cui l’amico Gatti ha confidato - dopo il delitto e l’avvio delle indagini - «di essere stato tirato dentro la vicenda, per via del contenzioso in atto con i coniugi uccisi... Era preoccupato. Del resto non se la passava bene e con i Ferrari uccisi lui non avrebbe più visto un soldo».
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