Cronaca / Tirano e Alta valle
Giovedì 09 Gennaio 2014
Pianta cade sull’auto
«La strada andava chiusa»
Famiglia pisana rientrava in albergo a Valfurva quando sulla provinciale è esploso il parabrezza - «Momenti di panico, ora voglio chiedere i danni»
Si erano rilassati alle terme di Bormio e poi erano saliti sulla loro auto per tornare all’albergo dove soggiornavano a Santa Caterina Valfurva. Viaggiavano sulla strada provinciale 29, che collega per l’appunto Bormio con Santa Caterina, quando un albero si è abbattuto sulla loro auto. Per un miracolo, potremmo davvero dire, non sono morti né si sono fatti male.
È quanto capitato ad una famiglia di turisti che ha scelto la Valtellina per trascorrere le vacanze di Natale che, però, si sono tramutate in un incubo. Luca Dolfi di Ponsacco (Pisa) era nell’auto insieme alla moglie e al figlio di 8 anni quella sera di domenica 5 gennaio, quando verso le 17,30 una pianta è finita su di loro.
«Appena usciti dalle terme abbiamo fatto per tornare in albergo - racconta Dolfi -. La strada era aperta, nessun cartello indicava problemi o pericoli. Mentre salivamo abbiamo oltrepassato una camionetta dei Vigili del fuoco, ma nessuno ci ha detto nulla o avvertito di qualcosa. Ad un certo punto ho sentito un forte urto, ho visto il tetto dell’auto piegarsi su di noi e il vetro anteriore è esploso in mille di pezzi che sono andati a coprire tutto l’abitacolo e noi. Non so dire quanto la pianta fosse grande, ma ha distrutto la parte anteriore della macchina per fortuna senza farci male o addirittura uccidendoci, perché a seconda di come cadeva, l’albero avrebbe potuto ammazzarci tutti e tre».
Dolfi è stato in carrozzeria a Bormio a vedere l’auto ormai distrutta ed è tornato con la famiglia a Pisa con il treno, ma ha già preso contatti con il suo avvocato. Ha intenzione di prendere provvedimenti per quanto accaduto. «Non so se il fatto può avere risvolti penali – prosegue -, sicuramente il danno voglio che mi venga risarcito da chi ha la competenza. È andata bene tutto sommato perché siamo vivi, anche se la macchina nuova è a pezzi. Ma qualcuno prima o poi ci rimette la pelle. È mai possibile che in Italia si debba aspettare il morto per far le cose per bene o per prendere decisioni? Stiamo parlando di una strada provinciale, non un viottolo di campagna».
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