Cronaca / Tirano e Alta valle
Venerdì 17 Ottobre 2014
«Perizia psichiatrica
per Emanuele Casula»
A chiederla per il proprio assistito è l’avvocato Romualdi: «Lunedì depositerò la richiesta» - Si cerca intanto di anticipare i tempi per la restituzione del corpo di Veronica alla famiglia
Lo aveva detto oltre una settimana fa, adesso passa all’azione. «Ho appena parlato con i magistrati della Procura per avvisarli che lunedì depositerò in cancelleria la richiesta di perizia psichiatrica per il mio assistito» ha dichiarato nella tarda mattinata di ieri l’avvocato Francesco Romualdi.
L’esame si svolgerà nella forma dell’incidente probatorio, alla presenza quindi di tutte le parti. «Che ci sia qualche elemento da approfondire in questo senso non lo dico io, ma i medici dell’ospedale Morelli che hanno avuto in cura Emanuele nei giorni successivi ai delitti e che parlano di “schizofrenia paranoide”».
Una delle ipotesi della difesa è che il giovane non sapesse quello che stava facendo, la sera del 23 agosto. Secondo l’accusa, prima avrebbe ucciso Veronica Balsamo, la ragazza con cui si era appartato, poi avrebbe cercato di ammazzare anche Gianmario Lucchini, un uomo colpevole probabilmente di averli visti insieme. L’avvocato Romualdi, assistito tra gli altri dall’investigatore privato Ezio Denti e dallo psichiatra e criminologo Claudio Marcassoli, ha sostenuto fin dalle prime battute dell’inchiesta, che le cose non possono essere andate esattamente come sostiene l’accusa. In particolare, la difesa sostiene che i tempi indicati dagli inquirenti non sarebbero compatibili con quanto accaduto. In pratica, l’omicidio e il tentato omicidio non avrebbero potuto essere commessi da una persona sola.
Di qui il dubbio che Emanuele Casula, il grosottino di 18 anni incastrato dalle tracce di sangue sui suoi vestiti e sul cacciavite utilizzato per colpire Lucchini, possa essere stato sì presente sulla scena dei delitti, ma senza esserne l’autore materiale. Anche al suo difensore, il ragazzo, oggi in carcere a Monza in regime di isolamento, ha sempre sostenuto di non ricordare assolutamente nulla, se non alcuni flash comunque tutti successivi alla violenza costata la vita alla giovane di Grosio e all’uomo della frazione grosottina di San Martino. Questo, unito ai disturbi del comportamento manifestati dall’indagato e documentati nella sua cartella clinica, sempre secondo la difesa fa sorgere più di un dubbio sulla capacità di intendere di volere.
© RIPRODUZIONE RISERVATA