Cronaca / Lecco città
Mercoledì 08 Aprile 2015
Ospedale accorpato
e tanti saluti all’Asl
Principio da rispettare secondo il sindaco Brivio, stante l’unione con Bergamo prevista dalla riforma. «La Regione ci consulti: criteri da condividere»
Ospedali e aziende sanitarie regionali accorpate. Un unico assessorato del Welfare regionale. E una sessantina di direttori generali in meno.
Si prospetta così la compagine futura della sanità lombarda. La riforma è già sul tavolo, ma per ora si tratta solo di una bozza che dovrà essere discussa nelle prossime settimane.
Lecco verrà accorpato a Bergamo, provincia che include molti piccoli ospedali più piccoli di quelli lecchesi. La nuova mappa regionale delle aziende includerà dunque una quindicina di Aziende sociosanitarie territoriali e aziende ospedaliere (Asst). Spariscono le Asl, sostituite da un’unica “Agenzia per la tutela della salute” (Ats), che si svilupperà i sei articolazioni: Lecco-Bergamo appunto, eppoi Milano, Varese-Como-Monza, Brescia-Cremona-Mantova, Lodi-Pavia, Valtellina-Valcamonica.
In questi giorni il direttore generale dell’Asl di Lecco, Paolo Moroni, è in Regione per confrontarsi con gli omologhi lombardi sul testo della Riforma che, accusata di troppo centrismo, suscita non pochi dubbi da più parti politiche,
Cauto il sindaco di Lecco, Virginio Brivio: «Una Regione che vuole annunciare più integrazione dovrebbe consultare questo organo. Accorparci con Bergamo? A ben vedere abbiamo poco a spartire con questa città, a parte la gestione dell’Aler. Sugli altri servizi c’è più corrispondenza magari con Como o Monza. Insomma, credo sia importante rivendicare che si condividano con tutti i criteri di questa riforma».
Il presidente della Provincia Flavio Polano ammette di non avere ancora letto i documenti ma, dice, «la mia impressione personale è che spostando i centri decisionali, i vertici, si corra il rischio che poi i servizi sul territorio non funzionino come prima. Tutto dipende dal gruppo manageriale. I cittadini vogliono che i servizi restino sul territorio. Che poi siano controllati da Milano o da Bergamo, poco importa. Conta che continuino a funzionare».
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