Cronaca / Lecco città
Lunedì 06 Aprile 2015
Nella crisi l’export lecchese
è cresciuto del 2%
Il Monitor distretti fotografa il trend dal 2008
Nell’ultimo anno però c’è stato un leggero calo
Per Lecco si chiude con una leggera flessione (-0,6%) il dato 2014 delle esportazioni. Secondo l’ultimo “Monitor dei distretti della Lombardia” del servizio studi di Intesa Sanpaolo la provincia sta al quartultimo posto, sul totale dei 23 distretti italiani analizzati, per risultati ottenuti.
Il totale delle esportazioni lecchesi dell’anno scorso è stato infatti pari a 2,13 miliardi di euro (12,9 milioni di euro in meno sul 2013) mentre nel solo quarto trimestre si sono realizzate vendite per 541,5 milioni di euro (-0,5% sul quarto trimestre 2013).
Sul lungo periodo invece, rispetto al 2008 Lecco segna un saldo del +2,1%.
Se nell’andamento Lecco sta in fondo alla classifica, nei volumi realizzati rimane comunque ai vertici regionali, dietro solo al distretto dei metalli di Brescia (con vendite estere di 3,28 miliardi) e a quello dei rubinetti, valvole e pentole di Lumezzane (3,16 miliardi).
Sempre nei volumi, la meccanica strumentale di Brescia (903 milioni di euro) e il seta tessile di Como (1,17 miliardi) restano lontani dal totale lecchese ma coi migliori risultati in termini di recupero.
Con Lecco, ad essere in contrazione sono altri tre distretti. A segnare un calo del 20,7% sono le macchine per la concia della pelle di Vigevano, oltre ai vini di Franciacorta (-6,8%) e la lavorazione dei metalli Valle dell’Arno (-3,5%).
Il 2014 tuttavia si è chiuso con risultati positivi per le esportazioni dei distretti tradizionali della Lombardia, con un incremento tendenziale del 4,4% nel quarto trimestre e del 3,6% su tutto l’anno. Ad alzare la media sono state le crescite realizzate dal distretto della gomma del Sebino bergamasco e del seta-tessile di Como.
«Per Lecco – dice il coordinatore del distretto metalmeccanico Giovanni Pastorino – il 2014 è stato un anno di stabilità nei risultati, ma le nostre aziende stanno concretamente vedendo segnali positivi, ne abbiamo avuto riscontro anche dopo l’ultima fiera di Fornitore Offresi, soprattutto grazie al cambio favorevole euro/dollaro. Ora guardiamo con fiducia a questo 2015 che presenta buoni segnali che speriamo possano venire confermati, anche se resta ancora prevalente un clima di incertezza».
Per un recupero stabile in quanto legato a un reale ritorno di competitività dell’Italia «servirà ancora tempo. Ora – aggiunge Pastorino – per vedere i benefici di una ripresa interna servirà almeno un anno, purché ripartano i consumi e l’attuale spinta positiva aiuti l’economia nel suo complesso. Ma per una ripresa vera servono riforme che non siano solo parziali e palliative, serve una riduzione decisa della pressione fiscale e chiarezza sull’Irap, su cui dopo un accenno di riforma si è fatto un passo indietro. Qualcosa di positivo si sta vedendo col jobs act il quale però non deve illuderci sul fatto di aver introdotto una vera flessibilità. Insomma, è importante che il nostro Paese riesca a sfruttare le condizioni esterne favorevoli».
Sulle riforme Pastorino parla di «segnali tiepidi» e, comunque, afferma che «non saranno queste riforme a far ripartire l’economia. Dalla ripresa – aggiunge – siamo ancora lontani, con le banche che ancora non giocano un ruolo deciso nel finanziare le imprese».
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