Cronaca / Lecco città
Martedì 10 Marzo 2015
Negrini: «I negozi tradizionali
Una barriera contro l’illegalità»
Confcommercio in trincea contro abusivi e marchi contraffatti
«Bisogna anche cambiare abitudini e cultura dei consumatori»
Nella crisi che colpisce i bilanci delle famiglie la pirateria commerciale fa grandi affari, come ha mostrato un’indagine di Confcommercio, in collaborazione con Format Research, secondo cui nel 2014 il 27% dei consumatori ha acquistato almeno una volta un prodotto o un servizio illegale, l’1,4% in più del 2013, in gran parte nella moda ma con crescita preoccupante su settori come l’alimentare (+9,9%) e i farmaci contraffatti (+6,1%).
I veri numeri del business illegale non sono tanto quelli dei venditori di strada, che pure pesano nei dati dei sequestri realizzati anche a Lecco, quanto la massa di prodotti contraffatti realizzati appositamente per negozi e Gdo e che si infiltrano nell’economia legale con tanto di false certificazioni. Un business che, ci dice Alberto Negrini, imprenditore della moda e presidente della zona 1 di Confcommercio Lecco, «in origine non colpisce solo le aziende di produzione ma usufruisce a costo zero dei risultati di progettazione e design, impossessandosi abusivamente anche del canale della proprietà intellettuale. Fatto ciò, non resta che far leva sull’ambizione del consumatore la quale è così forte da aprire la strada a prodotti falsi e non solo di minor qualità ma anche nocivi alla salute».
Questo è dunque il perimetro in cui c’è spazio «per cercare di cambiare la cultura dei consumatori i quali, in realtà, non si rendono conto di quanto sia evidente, anche ad occhi non esperti, il fatto che indossano prodotti contraffatti. Comprano il falso – aggiunge Negrini - per elevare il proprio status invece ottengono con giudizi silenziosi l’effetto contrario. Tuttavia serve informazione culturale per far capire che queste merci arrivano dalla criminalità organizzata e che comprandole si producono danni alla società in cui si vive, in definitiva a sé stessi».
Resta il fatto che gli stessi negozianti e distributori, in quei casi in cui si rendono anello finale del business illegale, conoscono bene quel che comprano dai loro fornitori: «Trovo difficilissimo – commenta Negrini – che un certo tipo di distribuzione illegale punti ai negozi tradizionali. La grande distribuzione invece può essere soggetta a tentazioni o fregature proprio perché sulla gran quantità arrivano offerte di prezzo fin troppo appetibili. Ma non ho dubbi sul fatto che il negozio tradizionale resti una barriera della legalità».
La pensa così anche il presidente di Federmoda provinciale Oscar Riva secondo cui «nei negozi lecchesi non abbiamo sentore di grandi impatti di vendite illegali. Tuttavia - conclude Riva - gli ambulanti abusivi fanno già abbastanza danno al settore per cui resto convinto che servano azioni molto efficaci per attaccare il problema in origine».
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