Cronaca / Sondrio e cintura
Lunedì 10 Febbraio 2014
Mondo scolastico incerto
Pensionamenti in aumento
Aumenta il personale della scuola che va in pensione: un anno fa erano stati 42 i pensionamenti raccolti dalla Cisl Scuola di Sondrio lievitati nel 2014 a 60.
Si tratta di docenti, collaboratori scolastici, tecnici, dirigenti scolastici, personale di segretaria che dal prossimo settembre diranno addio al pianeta istruzione locale.
Un dato, questo, che è ancora parziale perché rappresenta solo il numero di pratiche seguite dal sindacato di via Bonfadini fino al 7 febbraio, termine ultimo per la presentazione delle domande (per i presidi scade il 28 febbraio). Numero che dunque è destinato a crescere una volta completato con i dati di Flc Cigl, Snals e Uil.
«I primi dati evidenziano che il primo settembre 2014 andrà in pensione un numero di lavoratori della scuola superiore all’anno precedente. Ritengo che il personale docente, ad una certa età, non ce la faccia più a rimanere a scuola – sostiene Cesare Peroni, segretario generale della Cisl Scuola del capoluogo -. Ne è prova l’abbandono con l’opzione donna molto penalizzante, pari al 33%. Un campione molto significativo, non un dato conclusivo sicuramente, ma che in percentuale mi sembra comunque molto alto e che non mi sarei mai aspettato».
Dei 60 pensionamenti, 20 infatti riguardano lavoratrici che si sono presentate alla Cisl che hanno scelto «di usufruire della cosiddetta opzione donna – ovvero andare in pensione con 57 anni e tre mesi e 35 anni di contributi entro il 31 dicembre 2013 – che è penalizzante in quanto comporta una decurtazione della pensione attorno ad un meno 25-30%».
Stando ai dati e ai nominativi in mano alla Cisl, tra sei mesi andranno in pensione un dirigente scolastico, 12 lavoratori della scuola dell’infanzia, 19 della primaria, 13 della secondaria di primo grado o scuola media, sette invece che oggi ancora stanno lavorando nelle superiori, un dirigente di segreteria, quattro collaboratori scolastici e tre assistenti amministrativi.
Per Peroni un fattore che contribuisce a spingere il personale della scuola, non appena in possesso dei requisiti, a dire addio al posto di lavoro, sarebbe «l’incertezza per il futuro» con normative che continuano a cambiare «chi si fida a restare?». E poi, forse, secondo il sindacalista, «manca la motivazione a rimanere. A parole la scuola “riparte”, poi invece se si guarda nel concreto - conclude - ecco che si parla della questione scatti, di mancati investimenti, delle sempre maggiori difficoltà a dare risposte di qualità all’utenza a fronte di un continuo calo di risorse». n D. Luc.
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