Cronaca / Lecco città
Mercoledì 25 Giugno 2014
Mondiali, Italia fuori
Lecco, choc in piazza
Al fischio finale anche il maxischermo tace a testimoniare che non c’è più nulla da dire Il pianto a dirotto di una giovanissima
L’istantanea simbolo della sconfitta italiana, in piazza Garibaldi, è il pianto disperato di una giovanissima. I lunghi capelli neri a coprirne il volto posato sulla spalla del suo giovane compagno, sotto i portici del “Credito”. È l’atto finale di un’avventura calcistica iniziata bene e finita malissimo. Anche a Lecco dove il maxischermo non ha fatto a tempo a riscuotere successo. Due partite e non è già più necessario.
Il tempo incerto, però, non ha scoraggiato i più coraggiosi, anche perché la temperatura era ideale. All’inizio di Italia-Uruguay erano solamente una cinquantina i lecchesi davanti al maxischermo retroilluminato. Poi, pian piano, si è arrivati a circa duecentocinquanta-trecento. Ma alla fine del primo tempo, alla prima goccia insistente, la piazza si è svuotata. All’inizio della ripresa, solo un centinaio ha voluto stare vicino agli azzurri da questa postazione ormai diventata scomoda per il risultato e per le condizioni atmosferiche. Lo zero a zero metteva ansia e così molti hanno optato per una “sofferenza” più intima, tornandosene a casa o rifugiandosi nei tanti bar del centro aperti e con mega televisori a tutto volume.
Garibaldi deve essere arrossito nel sentire tanti epiteti per la sua cara Italia e per il ct della Nazionale. È stata più la rabbia per l’incapacità di essere protagonisti, seppur in dieci, che quella di aver visto soccombere la squadra, ad agitare gli animi. È stata una resa senza condizione, quella lamentata da molti. «Ma se non ci espelleva Marchisio…», commentavano tanti altri. «Facevamo pena, dove volevamo andare con questa squadra?» gli facevano eco altrettanti.
Pareri discordi
Insomma, una Lecco che in piazza si è divisa tra “innocentisti” e “colpevolisti”, ma che non ha gradito i Mondiali brasiliani visti sotto la lente azzurra. Qualche protesta anche per il cattivo contrasto del megaschermo che ieri si è visto proprio male. E qualche intemperanza dopo il triplice fischio, seppur di scarsissima entità (una bottiglia di birra lanciata a terra, un bidone colpito con un calcio), tanto che le due pattuglie della Polizia di Stato se ne sono andate senza nemmeno dover smontare dall’auto di servizio. Emblematico anche il fatto che un secondo dopo il triplice fischio è stato tolto l’audio al maxischermo. Come a significare: “Non c’è davvero più nulla da dire su questi mondiali”.
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