Cronaca / Morbegno e bassa valle
Mercoledì 17 Giugno 2015
«Mi sono girato, chiamavo Marco ma lui era a terra»
Raffaele Ciocchini era con la vittima: «Quel temporale si è scatenato in modo improvviso»
«Le condizioni meteo non erano proibitive, quel temporale fortissimo che ci ha colto quando abbiamo iniziato a scendere dalla cima è stato improvviso e inatteso».
Ci tiene a dirlo Raffaele Ciocchini che il tempo non era certo dei migliori, ma che l’unica pioggia di quelle ore trascorse a camminare li ha colti con violenza nei dieci minuti che sono stati fatali all’amico.
Raffaele, 22 anni di Talamona, domenica ha vissuto insieme a Marco Bianchini i terribili momenti della tempesta che li ha colti vicino alla località laghetto di Lago ad Albaredo e ha subito l’impatto con stesso fulmine che ha ucciso il suo compagno.
«Questa uscita l’avevamo programmata e valutata – racconta Raffaele, che ancora ieri pomeriggio si trovava all’ospedale dov’è stato ricoverato domenica dopo l’incidente –. Abbiamo lasciato la macchina nella zona di Luniga sopra Talamona e da lì siamo partiti a camminare. Forse non era la giornata più bella dell’anno ma non ha mai piovuto, non ci sono stati altri momenti di pioggia mentre eravamo in cammino».
Poco prima dell’incidente i due ragazzi si sono fermati per il pranzo:«Abbiamo raggiunto la croce di vetta e, approfittando di un momento in cui il cielo si è aperto ed è comparso il sole, abbiamo pranzato – racconta Raffaele –. È passato poco tempo e sono comparse nuvole scure che cominciavano ad avanzare in cielo. Abbiamo subito deciso che era meglio abbassarci, avviandoci verso una quota più bassa e così abbiamo fatto. Sono passati pochi minuti da quando abbiamo iniziato a scendere a quando ci ha investito il temporale. Una tempesta: raffiche di vento forte, una visibilità praticamente nulla, la pioggia e i fulmini».
In questo scenario inatteso e difficile è successo l’imprevedibile e un fulmine ha colpito in pieno Marco, che non è sopravvissuto alla fortissima scossa elettrica. «Non ho sentito dolore – ricorda Raffaele, che non ha subito lesioni dalla folgorazione –, la sensazione è difficile da descrivere: è come un’intensa scossa di adrenalina che mi ha investito e non riuscivo a smettere di urlare. Appena mi sono ripreso da tutto questo, mi sono girato a chiamare Marco, cercandolo per andare via di lì più in fretta che potevamo. Lui era a terra, investito da quel fulmine con una violenza ancora maggiore».
«Credo che avesse già perso conoscenza, ho cercato di soccorrerlo come potevo, provavo anche a trascinarlo per trasportarlo via, ma la situazione era davvero difficile. E poi un altro fulmine, meno forte del primo, ci ha colpiti di nuovo». Raffaele è riuscito a chiamare i soccorsi, in mezzo alla nebbia e al temporale ha cercato di dare un’indicazione il più possibile attendibile a chi poteva andarli a recuperare, ed è rimasto con l’amico in attesa dei soccorsi.
«So che c’è chi pensa che ce la siamo andati a cercare – dice Raffaele –. Non è vero. Siamo arrivati fino alla cima senza che piovesse, abbiamo scelto di scendere non appena i segnali meteo ci hanno fatto capire che era in arrivo un temporale».
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