Cronaca
Giovedì 11 Luglio 2019
Mazzette all’Agenzia delle entrate
Ore è ufficiale, dipendenti sospesi
La Direzione comunica il provvedimento solo diciassette giorni dopo gli arresti. Il pm ha interrogato Antonio Pennestrì in carcere. Anche La Verde chiede di essere sentito
La Direzione centrale del fisco ha comunicato di avere sospeso dal servizio e dalla retribuzione Roberto Leoni e Stefano La Verde, rispettivamente ex direttore e capo team dell’Agenzia delle entrate di viale Cavallotti.
Un annuncio che si è fatto attendere a lungo, nonostante fosse stato sollecitato da più parti: sono passati ben diciassette giorni, seppure, specifica in una nota la Direzione centrale, quel passaggio è previsto dal contratto nazionale di lavoro e gli effetti decorrono dal momento degli arresti.
Il silenzio dell’Agenzia su questa vicenda ha lasciato perplessi sia i sindacati che lo stesso legale di uno dei due dipendenti pubblici colpiti dal provvedimento restrittivo della loro libertà.
L’avvocato Sara Turchetti, che difende Leoni, solo due giorni fa si era detta sorpresa del fatto che ancora non gli fosse stato notificato nulla, né a lei, né al diretto interessato. L’arcano è stato svelato ieri dalla stessa Agenzia: il provvedimento è stato recapitato al domicilio dell’ex direttore, attualmente ristretto nella casa circondariale di Busto Arsizio.
Ancora ieri però non ne sapeva niente, e ipotizzava di dimettersi volontariamente. La sospensione è il primo passaggio per un successivo procedimento disciplinare, che sfocia, in casi gravi, nel licenziamento.
Ancora non siamo a questo punto, perché sussiste la presunzione di innocenza. La posizione dei due dipendenti è comunque diversa: La Verde è la persona ripresa dalle telecamere nello studio Pennestrì mentre riceve una busta con duemila euro. Per la procura si tratta della la prova regina della sua colpevolezza.
La Verde è anche il solo che finora ha reso ampio interrogatorio anche di fronte al giudice per l’indagine preliminare, quarantotto ore dopo l’arresto.
Nondimeno ha chiesto, per il tramite del suo legale, avvocato Raffaella Leoni, di sottoporsi a interrogatorio anche di fronte al pm che lo accusa, il sostituto procuratore Pasquale Addesso.
Un passo che invece non ha ancora mosso l’altro dipendente, l’ex direttore Leoni, che nel carcere di Busto Arsizio sta studiando le carte che lo riguardano, e solo dopo deciderà cosa fare. «Da nessuna parte nell’inchiesta emergono dazioni di danaro a Leoni» ripete il suo legale.
Ieri intanto il pm Addesso ha interrogato Antonio Pennestrì nel carcere di San Vittore, una settimana dopo il figlio Stefano, come il padre assistito dall’avvocato Giuseppe Botta.
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