Cronaca
Domenica 20 Maggio 2018
«Marte e lo spazio
sempre più vicini
ma serve sicurezza»
L’astronauta Umberto Guidoni, fisico e ricercatore dell’Enea, martedì sarà a Lecco per Le Primavere. Ingresso gratuito, ISCRIVETEVI QUI
Martedì 22 maggio la rassegna Le Primavere de La Provincia prosegue alle 20.45 all’Auditorium della Camera di Commercio di Lecco (via Tonale) con “Le nuove frontiere dello spazio. Dalla fantascienza alla realtà”, ospite Umberto Guidoni. ISCRIVETEVI QUI
Fisico ricercatore all’Enea, al Cnr e all’Asi, nel 1990 è selezionato come astronauta e trasferito al centro Nasa di Houston per l’addestramento al volo sullo Space Shuttle. Nel 1998 entra nel corpo degli astronauti dell’Agenzia spaziale europea. Ha effettuato due voli spaziali: nel 1996 sulla navetta Columbia e nel 2001 sullo Space Shuttle Endeavour, primo europeo a vivere a bordo della Stazione Spaziale Internazionale.
In questi anni si stanno impegnano in missioni spaziali compagnie private come la SpaceX di Elon Musk. Cosa pensa dell’iniziativa privata lanciata verso lo spazio?
L’imperativo è la sicurezza. Anche in base agli incidenti che ci sono stati, sappiamo bene che andare nello spazio è difficile, ma la tecnologia è progredita e credo ci siano le condizioni per effettuare viaggi oltre l’atmosfera anche per chi non è un professionista. Per gli aeroplani esiste un ente internazionale che stabilisce degli standard di sicurezza e tutte le compagnie devono mantenerli, questo schema dovrebbe essere riutilizzato anche per le missioni spaziali private. Se questo è garantito, l’arrivo dei privati è un’iniezione di nuove risorse economiche. In tutto il mondo, a parte forse la Cina, le agenzie spaziali nazionali subiscono dei ridimensionamenti.
L’azienda lariana D-Orbit ha messo a punto un dispositivo per rimuovere gli apparecchi in orbita giunti alla fine della loro missione. C’è una nuova sensibilità ecologica anche in questo ambito?
Il problema dell’affollamento degli strumenti in orbita sta diventando sempre più grave, in particolare nell’orbita dai 500 km dalla Terra, dove c’è la stazione spaziale internazionale, ma anche tutti i satelliti di osservazione e militari. Un’altra zona ad alta intensità si trova a 36mila km, è la quota dove stanno i satelliti per le telecomunicazioni. Comincia a diventare economicamente interessante togliere un po’ di spazzatura in queste due grandi aree e l’idea di costruire nuovi satelliti che, alla fine della loro vita, possano mettersi in ambito di non disturbo o de orbitare autonomamente.
Davvero prima o poi andremo su Marte?
Quando è cominciata la corsa allo spazio c’era una componente di conquista e grandi finanziamenti che hanno fatto crescere in modo esponenziale la tecnologia. Se si pensa che Gagarin è andato nello spazio per la prima volta nel ’61 e meno di 10 anni dopo siamo andati sulla Luna, la progressione dello sviluppo è stata rapidissima. Ma una volta raggiunti gli obiettivi di tipo politico, i finanziamenti si sono ridotti e la ricerca si è mossa più lentamente. Andare su Marte ancora oggi è una impresa davvero complessa, ma non impossibile. Dovremo lavorare con molto impegno per sviluppare tecnologie più affidabili e sistemi che contribuiscano davvero a difendere la vita degli astronauti.
Quanto dovremo aspettare?
L’arco temporale è dell’ordine di 30 o 40 anni, ma prima o poi ci arriveremo, è la continuazione di una storia di esplorazione.
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