Cronaca / Oggiono e Brianza
Lunedì 28 Luglio 2014
Maroni a Barzago: «I sindaci
devono ribellarsi»
Il governatore ha chiuso la “Lumbard fest” con un duro attacco al patto di stabilità e alle riforme
«Con il sostegno di mille amministratori potrò fare la rivoluzione, a quel punto nessuno ci fermerà»
«E’ necessario che i nostri sindaci si sveglino»: parola del governatore lombardo Roberto Maroni è intervenuto a chiusura della “Lumbard fest”.
Nel suo intervento ha spaziato dall’immigrazione, al patto di stabilità, alla «riforma di Renzii il cui scopo – secondo il presidente della Regione Lombardia – è di trasformare i governatori delle Regioni in prefetti che eseguano gli ordini di Roma; se questo accadrà – ha annunciato Maroni a Barzago – io non ci sto e vado a casa».
Sul patto di stabilità, Maroni ha detto: «Come presidente della Lombardia (anzi, dei lombardi) sono pronto a fare la guerra, ma ho bisogno d’avere i sindaci con me: se, su 1.500, almeno mille alzano la testa, possiamo fare la rivoluzione. Nessuno ci può fermare: avrò il potere di trattenere in un fondo regionale i circa otto miliardi e mezzo di euro che complessivamente i Comuni lombardi hanno fermi nelle loro casse o, meglio, alimentano il fondo nazionale per chiudere i buchi di Roma, di Napoli e di Palermo. Se, invece, i sindaci si lamentano ma non fanno nulla, da solo non ho potere, però faccio notare - ha mandato a dire Maroni – che i cittadini non capiscono e non credono alla storia del patto quando vedono le strade con le buche; vorrebbero dire al loro sindaco: macché patto, se i soldi li hai, tirali fuori e spendili».
Dal canto suo, Maroni ha portato esempi di altre crociate intraprese a Roma, anzitutto per riequilibrare i costi delle prestazioni sanitarie delle diverse zone d’Italia: «Così ho ottenuto 54 milioni di euro in più, già tra novembre e dicembre 2013, con cui ho tolto il ticket farmaceutico a 800mila anziani ma – ha mandato a dire – se la riforma di Renzi passa, porterà a palazzo Chigi tutte le competenze che contano, tra cui anche la sanità».
Secondo il governatore, a rischio ci sono i piccoli ospedali: un tasto dolente anche nel Lecchese, da Merate, all’Inrca di Casatenovo, a Bellano. «Finché ci sarò, in Lombardia non chiuderemo nessun ospedale, neanche piccolo: per me – ha affermato – sono tutti importanti e tutti dei salvavita; i soldi si possono recuperare in altro modo. Se, però, deciderà Roma, verranno chiusi subito, per turare qualche altro buco e allora sì che ci vorranno le barricate; ci vorranno le bombe: politiche – ha subito aggiunto - naturalmente». Rapidamente ha toccato il tasto dell’urbanistica: «In barba ai Pgt, deciderà Roma anche se dire sì a un grande centro commerciale, mentre noi tentiamo di difendere la Lombardia agricola e frenare il consumo di suolo».
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