Cronaca / Tirano e Alta valle
Giovedì 11 Settembre 2014
Marcassoli: «Emanuele
non ricorda? È possibile»
Lo psichiatra e psicoterapeuta incaricato del supporto psicologico al giovane indagato - «Una rimozione non è frequente, ma può verificarsi. Credo che la vicenda non riguardi solo lui»
Al momento è l’unico indagato per il decesso di Veronica Balsamo, ma di quella sera assicura di non ricordare nulla. Emanuele Casula, 18 anni, ha passato quasi due settimane all’ospedale Morelli di Sondalo per lo stato di forte agitazione nel quale si trovava. Tornato a casa da pochi giorni, è seguito dallo psichiatra e psicoterapeuta sondriese Claudio Marcassoli, criminologo al quale il Tribunale di Sondrio si è più volte affidato per consulenze e perizie di parte.
Premesso che il ragazzo avrebbe comunque tutto il diritto di non rispondere alle domande della Procura, è credibile l’ipotesi che possa realmente non ricordare, per quanto potesse essere sotto l’effetto di qualche sostanza?
«Non ho ancora elementi sufficienti per rispondere in relazione al caso specifico, anche perché per adesso l’ho visto due volte. In linea generale sì, è possibile. I casi di rimozione della memoria in seguito a un evento traumatico come questo tipo non sono frequenti, ma certamente esistono».
Eppure sono passate più di due settimane dal giorno in cui l’amica di Emanuele è stata trovata senza vita in quella scarpata a Grosotto.
«È comunque presto. Siamo ancora nel momento in cui serve un supporto terapeutico. Ci troviamo in presenza di un ragazzo in situazione di oggettiva difficoltà. Il mio compito adesso è quello di dargli aiuto e fiducia.
La fase dell’accertamento dei fatti non può essere che successiva. Il supporto da fornire a Emanuele in quel momento è tutto da valutare e si vedrà in base a come procede il lavoro».
Ha potuto farsi un’idea dell’ambito nel quale è maturata quello che, al momento, è ancora una disgrazia da chiarire?
«Una prima impressione ce l’ho, anche sulla base del sopralluogo che ho fatto a Grosotto. E credo proprio che qui ci sia sotto qualcosa di più di quanto emerso finora».
Possibile anche che ci siano altre persone coinvolte?
«Lo ha dichiarato anche l’avvocato Francesco Romualdi, il legale del ragazzo. E sono d’accordo. Mi pare difficile che tutto quello che è successo ruoti soltanto attorno a Emanuele e alla ragazza».
Nelle stesse ore qualcuno ha colpito con un cacciavite l’uomo che da allora è ricoverato in gravissime condizioni al Morelli. Da un lato una ragazza senza vita, caduta o, nell’ipotesi più grave, scaraventata in una scarpata in un gesto d’impeto. Dall’altro un’aggressione quasi chirurgica, condotta con lucida precisione. Possono essere frutto della stessa mente?
«A prima vista sembrano due modus operandi molto diversi, alla base dei quali stanno due motivazioni profondamente differenti. Senza contare che si sarebbero svolte in un arco temporale estremamente ristretto. Teoricamente è più facile pensare a due autori distinti. Il fatto che a compierle sia la stessa persona è improbabile, anche se non può essere escluso a priori».
Semplificando: chi perde il controllo e agisce d’impeto e chi invece mantiene il controllo anche durante il gesto più efferato. Due tipi di forma mentis opposte. Giusto?
«In linea di massima sì. Anche se resta sempre aperta la possibilità che, in presenza di determinate sollecitazioni, un soggetto modifichi il proprio stato. Per esempio, è possibile che la persona lucida in grado di commettere un delitto premeditato possa comunque perdere il controllo».
© RIPRODUZIONE RISERVATA