Cronaca
Giovedì 09 Gennaio 2014
L’ucciso a Gera Lario
chiamò prima di morire
L’esito dell’autopsia: Alfredo Sandrini è morto dissanguato, colpi di calibro 22. Nessun dubbio sul fatto che a sparare è stato qualcuno che lo conosceva
L’ultima telefonata all’amico Alfredo Sandrini l’ha fatta mentre era steso a terra, in via Cinque Case a Gera Lario. Ha composto il suo numero per chiedergli aiuto: «Sto male», aveva detto. Ma, quando l’amico è accorso, ormai Sandrini era già all’ospedale. Dove, un paio di ore più tardi, avrebbe smesso di respirare.
È morto dissanguato, l’uomo di Sorico ammazzato con almeno quattro colpi di pistola - o fucile - da un assassino al quale ancora non è stato possibile dare un nome e un volto.
E questo nonostante negli ultimi giorni di persone, sia i carabinieri che lo stesso pubblico ministero Mariano Fadda, ne abbiano sentite a decine. Persone informate sui fatti, ovvero possibili testimoni: residenti nella zona, amici, parenti. E, soprattutto, le persone che Sandrini potrebbe aver incontrato la sera di venerdì scorso, quando è stato ammazzato.
Grazie anche ai contatti del telefono cellulare della vittima gli uomini del nucleo operativo di Menaggio e del reparto operativo di Como hanno chiamato in caserme diverse persone. Ma al momento del killer ancora nessuna traccia.
L’autopsia, compiuta dal medico legale Giovanni Scola all’ospedale di Gravedona, ha confermato che a sparare è stata un’arma calibro 22. E che Sandrini è stato colpito alla schiena, mentre pedalava lungo la ciclabile. L’agguato - anche ripercorrendo la scia di sangue - è avvenuto circa un chilometro prima del punto in cui, alle 22.04, è stato ritrovato da una donna che si trovava in casa assieme al marito.
Nessun dubbio sul fatto che gli spari sono avvenuti prima delle 21.54. A quell’ora e alle 21.45, infatti, Sandrini è stato ripreso da ben due telecamere pedalare senza problemi lungo la ciclabile che da Domaso conduce a Gera Lario.
Gli investigatori, sull’intera vicenda, hanno fatto calare il silenzio. Ma è sempre più chiaro che, abbandonata la strada degli spari - per così dire - casuali, è chiaro che Sandrini non può che essere stato vittima di un agguato teso da qualcuno che lo conosceva e che sapeva che quella sera l’avrebbe visto passare lungo la ciclabile. Qualcuno che aveva motivi di rancore sufficientemente gravi da premere il grilletto.
Proseguono, infine, anche gli accertamenti legati ai precedenti penali a carico della vittima, condannato per piccoli furtarelli nella zona e per un vecchio episodio di contrabbando. P. Mor.
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