Cronaca / Lecco città
Mercoledì 31 Luglio 2013
Lecco: nelle fabbriche
la produzione cresce
Nel secondo trimestre l’industria segna un incremento dell’1,3% rispetto ad un anno fa
Restano le difficoltà dell’artigianato che ha subito un ulteriore calo dei volumi: meno 3,2%
Variazione tendenziale positiva per l’industria lecchese, che nel secondo trimestre 2013 su base annua segna una crescita della produzione pari all’1,3% a fronte di una media lombarda dello 0,1%.
A far meglio di Lecco ci sono Mantova, Monza e Lodi che rispetto allo stesso trimestre dell’anno scorso recuperano rispettivamente l’1,9, il 2,1 e il 6,9 %. Negativa invece, sempre su base annua, la produzione manifatturiera artigiana che nel confronto fra i due secondi trimestri 2013 e 2012 per Lecco segna il -3,2% (a fronte di una media regionale del -1,9%), collocando la provincia al terzultimo posto davanti solo a Monza (-4,8%) e Lodi (-6,8).
I dati lecchesi su base annua stanno a monte di un quadro congiunturale regionale, presentato nella sede di Unioncamere, il quale, per quanto riguarda la Lombardia, rivela un secondo trimestre 2013 positivo sia per l’industria (che cresce dell’1,2%, dopo un primo trimestre 2013 che era calato del 2%), sia per l’artigianato (+0,9%), anche se per entrambi i settori, l’indagine di Unioncamere ricorda quando la variazione resti negativa per l’artigianato e “quasi nulla” per l’industria.
In attesa di conoscere a breve anche i dettagli lecchesi del trimestre, l’indagine camerale realizzata su tremila aziende manifatturiere (1.524 industriali e 1.348 artigiane), spiega che «le aspettative degli imprenditori migliorano ma rimangono in territorio negativo per produzione, domanda interna e occupazione», mentre «i dati di quest’ultimo trimestre – spiega il presidente di Unioncamere Lombardia Francesco Bettoni – non garantiscono ancora la svolta tanto attesa, ma vanno nella giusta direzione».
Nella media regionale la contrazione dei livelli produttivi colpisce soprattutto le industrie legate all’edilizia (come i minerali non metalliferi che perdono il 6,6%), quelle molto legate ai consumi delle famiglie (-3,4% per l’abbigliamento), industrie varie (-4,1%9 e la carta-stampa (-1,9%). Resistono tessile e pelli-calzature (-0,5%), la siderurgia (-0,2%) e legno-arredo (-0,1%). Bene invece per mezzi di trasporto (+1,9%), chimica (+1,3%), meccanica (+0,8%), alimentari e gomma-plastica (+0,3%).
Quadro più pesante per l’artigianato, col -14,7% per le “manifatturiere varie”, -6,8% per i minerali non metalliferi, -4,9% per le alimentari, il tessile (che in termini di perdite ha già dato) col -1,8% seguito da cali analoghi per gomma-plastica, meccanica e siderurgia.
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