Cronaca / Lecco città
Venerdì 26 Settembre 2014
Lecco: l’innovazione
si fa anche su bulloni e viti
Agrati Group ha conquistato la fiducia dei colossi tedeschi dell’auto con la qualità e l’affidabilità
Dopo la caduta a cavallo tra il 2008-2009, grazie all’export l’azienda è tornata ai fatturati pre-crisi
Agrati Group, nome globale dei sistemi di fissaggio per l’industria, è una multinazionale in crescita, anche per acquisizioni, che conta 1.900 dipendenti su dieci siti produttivi in Italia e all’estero, con uno stabilimento che occupa un centinaio di persone nel Lecchese, a Dolzago.
È una crescita da sempre basata su strategie di lungo periodo ma che sa intercettare anche i cambiamenti del mercato, come accade in queste settimane dove più fattori determinano un nuovo picco di produzione.
«In primo luogo – spiega il general manager Paolo Pozzi – è cresciuta la quota di clienti premium tedeschi dell’automotive di alta gamma. Inoltre, sono a maturazione progetti avviati l’anno scorso e infine, non certo ultimo, un nostro concorrente tedesco ha avuto dei problemi, per cui i suoi clienti hanno ripartito le diverse commesse fra altri fornitori, fra cui noi. Ora, una prima consegna ha tempi molto stretti, ma a fronte di un ordine che nei prossimi mesi sarà stabile».
Quindi non è rimasto che organizzarsi «con straordinari e alcune assunzioni di interinali, strumenti di flessibilità straordinaria necessari», spiega il capo del personale Gianluca Bella.
Ciò «perché è vero che la produzione continuerà oltre questa urgenza – dice Pozzi – ma è altrettanto vero che dobbiamo far fronte a questa fase iniziale in cui bisogna disegnare i prodotti, metterli in macchina, fare le attrezzature, i prototipi. E ciò non per un solo tipo di prodotto ma, in questo caso, per qualche centinaio».
Per il gruppo che produce sistemi avanzati di fissaggio (per il 70% bulloni, ma anche dadi, viti, Afp-Advanced form parts, rivetti) quasi tutti per i grandi nomi dell’automotive (64,8%) la crisi generale si è abbattuta, violentissima ma molto rapida, «solo sui sei mesi a cavallo fra 2008 e 2009 – spiega Pozzi – con forti perdite legate al crollo del credito per l’acquisto di auto». Poi, la ripartenza, anche grazie agli incentivi europei e nazionali e, oggi, «il raggiungimento, nel fatturato, dei livelli pre-crisi, anche se siamo in un quadro in cui per l’auto l’Europa è ancora sotto del 20% rispetto al 2007 e l’Italia almeno del 40%». Per crescere si guarda oltre il mercato domestico, soprattutto all’Asia, con un piano basato investimenti, ricerca, innovazione di prodotto e di processo.
Il gruppo, con un fatturato consolidato di 370 milioni ha il primo mercato in Francia (34,4%), seguita dalla Germania (18,9), Italia (18,6%), Spagna (3,4), resto d’Europa (7) e, a distanza anche se su aree di maggior crescita, in area Nafta (Canada, Messico, Usa, col 3,1%), Sud America (5,1) e Asia (9%). Sul fatturato, il 2% è dedicato a ricerca e sviluppo realizzati internamente con 80 persone dedicate mentre ad assicurare la crescita di competenze interne è stata creata l’università Agrati che concentra tutta la formazione del gruppo.
Fra le aziende di rilievo del settore, Agrati è stata la prima ad andare in Cina dove dal 2007 è presente con una fabbrica di 300 dipendenti e un fatturato di 33 milioni di euro, su una produzione di 12mila tonnellate l’anno «dedicata solo al mercato cinese – dice Pozzi – dove non abbiamo delocalizzato ma localizzato per servire meglio le grandi case automobilistiche presenti sul posto».
© RIPRODUZIONE RISERVATA