Cronaca / Lecco città
Giovedì 06 Marzo 2014
Lecco: licenziamenti in calo
Ma la crisi non è ancora finita
I dati raccolti dalla Cgil: a febbraio la diminuzione è stata del 48%
Le imprese restano sempre prudenti sull’evoluzione congiunturale
Sul fronte licenziamenti la nostra provincia procede fra luci e ombre. Il dramma di chi perde il posto di lavoro permane, ma la situazione sta un poco migliorando rispetto al 2013, che è stato un anno nero sul fronte occupazionale.
Martedì il dipartimento politiche contrattuali della Cgil ha diffuso i primi dati dei licenziamenti avvenuti in Lombardia, suddivisi per provincia, mostrando che a livello regionale l’inizio anno non mostra i segnali sperati di uscita dalla crisi. Infatti, i posti di lavoro persi in regione a febbraio sono il 50 per cento in più a livello congiunturale (cioè rispetto al mese di gennaio 2014) e il 17,28 per cento in più a livello tendenziale (cioè rispetto al mese di febbraio del 2013). Ma in questa classifica, che non si discosta dalle dinamiche di recessione indicate dal sindacato negli ultimi cinque anni, Lecco tira un respiro di sollievo: infatti nel mese di febbraio 2014 i licenziamenti sono calati del 48,85 per cento rispetto al mese di febbraio del 2013.
Un piacevole primato condiviso con Bergamo, dove i licenziamenti si sono sgonfiati del 13,40 per cento, Milano, che segna un meno 6,44%, e Monza a meno 4 per cento. Se a febbraio 2013 i licenziamenti erano stati 262, quest’anno siamo a 134 casi. Tuttavia il mese di gennaio era andato di gran lunga meglio per la nostra provincia. Infatti nel primo mese dell’anno si erano persi 83 posti di lavoro e quindi, a livello congiunturale, i posti persi sono cresciuti del 61 per cento.
Il segno “meno” di fronte alla caduta occupazionale per il momento rappresenta solo un segnale di speranza, perché non è così scontato che nei prossimi mesi la disoccupazione possa ricominciare a correre. Insomma, per definire una vera inversione di tendenza sul fronte del lavoro sarà necessario tenere monitorato i dati dei prossimi sei mesi e sperare che la discesa (del ricorso alla mobilità) continui. Secondo gli analisti del settore, il fatto che ordini e fatturato abbiano invertito la marcia – sul territorio da settembre le statistiche dicono che le aziende hanno ripreso a correre – è un primo segnale di normalizzazione. Ma le imprese, per il momento, sono ancora fragili e hanno bisogno di almeno sei mesi di stabilità economica e crescita continua prima di potersi azzardare ad assumere nuovo personale. Ecco perché è probabile che, se gli ordini (specialmente quelli esteri) e il fatturato continueranno a crescere, allora a settembre anche la disoccupazione e i livelli di mobilità scenderanno con maggiore decisione, avviando quella ripresa che tanti lavoratori, da anni in cassa integrazione e in mobilità, aspettano.
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