Cronaca / Lecco città
Venerdì 09 Gennaio 2015
Lecco. «L’Arlenico
è un modello da imitare»
La Cgil: «Per creare lavoro serve una politica industriale simile a quella adottata per l’impresa lecchese»
Dalla Cisl l’allarme: «La crisi rischia di bruciare un’intera generazione, occorrono interventi immediati»
I nuovi dati sulle disoccupazione, che sale al 13,3% e al 43,9% fra i giovani, secondo i sindacati sono «la conferma che il Governo ha barato sul lavoro» (Wolfango Pirelli, segretario generale della Cgil provinciale) ma anche «un effetto della crisi e del passaggio alla mobilità per le aziende che hanno esaurito la cassa integrazione», dice Enrico Civillini, segretario della Fim-Cisl provinciale secondo cui «tale processo è accelerato dai lavoratori che hanno deciso di uscire dal lavoro a fine 2014 per evitare di perdere, se lo avessero fatto da gennaio 2015, un anno di copertura di ammortizzatori».
Per il presidente di Confindustria Lecco, Giovanni Maggi, il nuovo balzo della disoccupazione è «effetto di un quadro economico stabile e che sul 2015 non prevede miglioramenti».
I sindacati guardano ai prossimi riflessi su Lecco di dati Istat che a livello nazionale danno 48mila posti di lavoro persi nel solo mese di novembre (+0,2% rispetto a ottobre), che diventano 100mila se si aggiungono alle perdite di ottobre. Due mesi continuativi di flessione col dato più alto dall’inizio, nel gennaio 2004, delle serie mensili ma anche da quelle trimestrali di 37 anni fa.
Con in più il dato drammatico del calo di occupazione fra i 730mila under 25 in cerca di un posto.
«A Lecco rischiamo – dice Pirelli – col jobs act andremo incontro non tanto a nuove assunzioni quanto a nuove trasformazioni dei tanti contratti a tempo determinato in contratti a tutele crescenti. In sé ciò non sarebbe negativo – aggiunge – se nel frattempo si introducessero delle correzioni al fatto che, restando così le cose, per chi fa il contratto a tutele crescenti sarà più vantaggioso licenziare che riassumere a scadenza».
Da un lato dunque il sindacato vede assunzioni più lunghe ma con una struttura sempre più precaria, dall’altro, aggiunge Pirelli, «senza politica industriale di investimento che faccia ripartire il lavoro non c’è legge sul lavoro che tenga. Per fortuna a Lecco con la vicenda Lucchini abbiamo un esempio virtuoso di quel che dovrebbe essere tale politica visto che l’attività è stata rilevata da un’azienda italiana, con garanzia di qualità produttiva e sostegno al territorio su un settore fondamentale».
«Il dramma enorme – dice Civillini – sta nella disoccupazione giovanile. Ora ciò che conta al di là delle prese di posizione è leggere nelle intenzioni delle imprese locali, visto che una legge non basta a rilanciare il lavoro».
Per il sindacalista quel che accade «è frutto di più fattori. La crisi che frena ogni decisione è un dato di fatto – spiega – e in quelle situazioni di professionalità prossime alla pensione andrebbero invece affiancate le assunzioni di giovani assunti anche part time, o con apprendistato e forme da usare per trasferire competenze. Per farcela serve un’unione di cose, compreso il ricambio generazionale. Invece – conclude – con una crisi che sembra non finire, fra qualche anno al momento di assumere giovani le imprese sceglieranno l’ultima generazione di diplomati e laureati e non certo fra giovani che da 4-5 anni sono alla finestra senza aver maturato esperienze e competenze».
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