Cronaca / Lecco città
Lunedì 14 Ottobre 2013
Lecco, la crisi dell’Arlenico
Crescono i timori delle trafilerie
La crisi della Arlenico Lucchini comincia a preoccupare per gli effetti che può provocare sulle tante imprese clienti del Lecchese
La crisi della Arlenico Lucchini comincia a preoccupare per gli effetti che può provocare sulle tante imprese clienti del Lecchese.
Pochi giorni fa, una delle aziende storiche della trafileria lecchese è caduta.
E’ stata l’apertura di una procedura concorsuale per la Metallurgica Tognetti, che si trova in via Belfiore 32, e che occupa 23 dipendenti. Una piccola azienda dunque, ma comunque una realtà industriale storica e simbolica per il metalmeccanico. La Tognetti ha portato i libri in tribunale - dopo quattro anni di contratto di solidarietà e un uso massiccio degli ammortizzatori sociali - e negli scorsi giorni il Tribunale ha dato il via libera al concordato, giustificato da bilanci in perdita dovuti alla mancanza di ordini, da costi che superano i ricavi e a una crisi finanziaria che si prolunga ormai da tempo.
Il problema è che il caso Tognetti potrebbe rappresentare solo la punta di un iceberg, come spiega Giovanni Gianola della Fim Cisl: «La Metallurgica Tognetti si occupa della produzione di nastro metallico e di trafilatura - racconta il sindacalista - e per la prima volta notiamo che un’impresa del settore siderurgico, cioè quello di maggiore rilievo per il territorio e per l’economia locale, è entrata in procedura concorsuale. In realtà sono tante le imprese del settore che stanno vivendo ridimensionamenti e chiusure, ma ora la situazione sta davvero precipitando e gli imprenditori sono davvero intimoriti dal momento che le prospettive non sono per nulla rosee». La situazione potrebbe infatti peggiorare se e quando l’Arlenico Lucchini, produttore della vergella che è la materia prima di tutte le trafilerie del territorio, smetterà di lavorare. Al centro della questione c’è infatti la chiusura dell’altoforno di Piombino, l’unico in grado di fornire al laminatoio lecchese le billette da fondere per fare la vergella: «Non c’è un altro altoforno in grado di produrre quella materia prima e se il ciclo continuo di Piombino si dovesse interrompere - così come succederà effettivamente in base alle intenzioni del commissario straordinario di Lucchini, Pietro Nardi - allora le trafilerie sarebbero costrette a comprare materia prima dall’estero». Questo aumenterebbe i costi e ridurrebbe i margini, smagrendo i bilanci delle trafilerie locali che hanno già ridotto i costi all’osso, ricorrendo massicciamente alla cassa integrazione.
L’alternativa sarebbe quella di lasciare la fascia di mercato alta per volgersi al mercato medio-basso, che tuttavia non è avvicinabile per l’industria lecchese perché si troverebbe a fare i conti con i paesi emergenti che hanno un’economia di scala superiore alla nostra. Le imprese del territorio sono ben coscienti di questo rischio e la vicenda Tognetti potrebbe non essere un caso isolato.
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