Cronaca / Lecco città
Mercoledì 03 Dicembre 2014
Lecco. «Credito, c’è chi lo ottiene
solo ad un tasso del 19,6%»
I rapporti tra imprese e banche continuano ad essere complicati, specie in questo periodo di fine anno
Confindustria annuncia l’avvio in calendario per gennaio di un programma di educazione finanziaria
Si annuncia un’altra fine anno difficile nella richiesta di credito per le industrie lecchesi e si fa sempre più netta, ci dicono i responsabili finanziari di Api e Confindustria, la differenza di trattamento delle banche «fra aziende di serie A e quelle di serie B o C».
Chi è messo finanziariamente bene, ci dice il responsabile dell’area finanziaria di Confindustria Rodolfo Stropeni, «spunta tassi fra lo 0,9 e il 2%. Nella classe intermedia sono rimaste poche aziende mentre chi non gode di buona salute subisce tassi fra il 7-8% e le due cifre fino all’usura. Ieri – aggiunge – abbiamo visto un tasso al 19,6%. Per contro, qualche giorno fa un’azienda ha ottenuto un finanziamento bancario da un milione e mezzo di euro senza garanzia e tasso superscontato».
In una crisi che si è fatta ormai strutturale il tema del credito si fa sempre più centrale anche nell’attività delle associazioni di categoria, con Confindustria che annuncia l’avvio, a gennaio, di un programma di educazione finanziaria per le imprese iscritte, «un servizio – dice Stropeni – che realizziamo col nostro Confidi per dare una mano alle imprese nel guardare dentro alle proprie situazioni finanziarie e decidere come intervenire sulle criticità».
Intanto in questi giorni si intensificano le richieste di credito per poter pagare tredicesime e imposte.
Un credito a breve che tuttavia non è sempre facile ottenere, anche se le banche lo concedono con minori difficoltà rispetto a quello a medio che le obbliga a più importanti accantonamenti sui rischi.
Quest’anno il copione si ripete ma è più difficile, con la banca che, ricevuta una prima richiesta, invita l’impresa a rivolgersi a un consorzio fidi di categoria. Se l’azienda passa l’esame del Confidi l’istituto può decidere di erogare credito ma mettendosi al riparo dai rischi, visto che a garantire intorno al 50% dell’importo è il consorzio.
«Quest’anno – spiega Stropeni – il nostro consorzio fidi registra un calo di attività intorno al 20-25% dovuto al fatto che le banche sempre più spesso stanno andando a farsi garantire direttamente dal fondo statale, il Fondo centrale di garanzia. In media le nostre aziende – aggiunge – chiedono finanziamenti importanti, che dal punto di vista delle banche meritano la fatica di affrontare una procedura, quella del Fondo centrale, senz’altro più complessa e onerosa rispetto a quella di un Confidi associativo, a fronte del fatto di aver comunque dietro lo Stato a garanzia».
Ciò nonostante i Confidi associativi, ormai praticamente tutti nel cosiddetto “regime 107” che li equipara a intermediari finanziari vigilati dalla Banca d’Italia, siano tenuti a mostrare solidità patrimoniale e rating al pari delle banche.
Il Confidi di Confindustria registra quest’anno per le sole aziende lecchesi 120 pratiche, contro le 155 del 2013, per un volume di credito sceso dai 23 milioni di euro del 2013 agli attuali 18. Ad essere calato, spiega Stropeni, è anche il credito per investimenti che quest’anno si attesta al 13% del totale perdendo 11 punti rispetto all’anno scorso.
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