Cronaca / Lecco città
Venerdì 27 Dicembre 2013
Lecco: cassa in deroga, altri tre mesi
Salvati (per ora) duemila posti
LECCO
Sono oltre duemila i lecchesi che a gennaio, grazie al rifinanziamento della cassa integrazione in deroga, potranno avere ancora un posto di lavoro.
E’ questo in concreto l’effetto positivo di un accordo firmato a inizio settimana fra Regione e parti sociali, aziende e sindacati, che prevede una proroga degli ammortizzatori sociali fino al 31 marzo 2014.
«Non è stato semplice arrivare a questo risultato - spiega Giorgio Carnicella della segreteria Cgil - abbiamo portato di fronte al Pirellone centinaia di lavoratori, molti dei quali proprio della provincia di Lecco, per convincere la Regione a rifinanziare l’ammortizzatore ed evitare un disastro occupazionale che si sarebbe palesato proprio con l’inizio del nuovo anno». E infatti, nonostante il ricorso alla cassa integrazione in deroga sia in riduzione, in media ci sono 560 aziende (artigiane e del commercio) che per evitare di licenziare i dipendenti utilizzano la cassa integrazione in deroga, rivolta a una platea di 2.200 lavoratori lecchesi.
L’accordo consiste in una proroga dell’accordo quadro del 2013 e dà la possibilità alle imprese lombarde di poter chiedere fino al prossimo 31 marzo la cassa integrazione in deroga per le sospensioni dal lavoro, a causa della crisi economica. Una boccata d’ossigeno sia per le imprese - che spesso si trovano ad affrontare una situazione difficile che arriva da lontano - sia per i lavoratori che possno mantenere il posto.
Sono ammesse al provvedimento sia le aziende sprovviste di ammortizzatori ordinari, che sono le più numerose, sia quelle che pur potendo utilizzare la cassa ordinaria e straordinaria, si trovano ad aver finito i periodi a loro disposizione, e alle quali non rimarrebbe che procedere a licenziare le persone.
«Se non avessimo raggiunto questo accordo, fra quattro giorni quasi 2 mila persone si sarebbero ritrovate senza un lavoro - dice Carnicella - Ora dovremo usare questi tre mesi di respiro per fare pressioni sul Governo perché non riduca drasticamente le tutele».
Eppure la cassa integrazione non risolve il problema che sta alla base, cioè l’incapacità del tessuto industriale lecchese e lombardo di reagire alla crisi: «E’ da cinque anni che navighiamo a vista d’occhio e la ripresa è una chimera - dice Enrico Civillini della Fim Cisl -. Rifinanziare gli ammortizzatori sociali è necessario per consentire alle famiglie di sopravvivere. Ma questo non basta, serve un cambio di passo, serve una svolta che consenta alle industrie di tornare ad avere fiducia. Il Governo deve prendere maggiore consapevolezza dei problemi che l’economia reale vive quotidianamente e dell’asfissia che il fisco sta provocando nelle aziende. La situazione si fa ogni giorno più difficile».
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