Cronaca / Lecco città
Giovedì 03 Ottobre 2013
Lecco: Arlenico, crescono i timori
Serve un acquirente industriale
Gruppo Lucchini: sempre più probabile la vendita “spezzatino”
Da lunedì i novanta dipendenti del laminatoio tornano in fabbrica
E’ ufficiale, venerdì 4 ottobre scatta la fase operativa per rimettere in sesto la Lucchini e dare avvio alla vendita del colosso siderurgico.
Si continua a parlare di spezzatino e di forno elettrico, due scelte che se saranno confermate dal progetto di vendita si porteranno dietro anche uno strascico consistente di esuberi.
Ecco perché ieri a Piombino è andato in scena uno sciopero dei dipendenti. Per il commissario straordinario Piero Nardi entro novembre l’altoforno – il cuore della fabbrica – chiuderà e questo comprometterebbe anche la produzione di vergella per il laminatoio lecchese.
Resterebbero quindi senza lavoro le 90 maestranze lecchesi e come loro altre duemila persone che lavorano a Piombino. I dipendenti invece chiedono che l’altoforno resti attivo fino al 2015 e contemporaneamente si lavori alla creazione del forno elettrico Corex, un impianto che andrebbe a sostituire l’altoforno, per il quale la Siemens si è detta pronta a realizzarlo – trovando fondi comunitari.
Ma l’aria che si respira, anche a Lecco (dove da lunedì e per le prossime tre settimane si torna a lavorare) è quella dell’incertezza. Mercoledì sera intanto si è svolto un incontro al ministero dello Sviluppo economico per fare il punto sull’iter di individuazione di possibili nuovi acquirenti.
Da parte del Mise, è stato inoltre riconfermato l’impegno a sostenere in sede europea un progetto di innovazione basato sulla tecnologia Corex e a verificare la possibilità di utilizzo di fondi comunitari.
Tale progetto potrebbe rappresentare, insieme con la realizzazione di un forno elettrico, una opportunità di ripartenza del siderurgico, in funzione di adeguate prospettive produttive e occupazionali.
In ogni caso resta in dubbio il futuro del laminatoio lecchese che è legato, mani e piedi, al funzionamento dell’altoforno di Piombino, l’unico (insieme all’Ilva di Taranto) in grado di fornire la materia prima, le billette, utili alla realizzazione della vergella.Anche per questo, eventuali compratori del laminatoio lecchese devono poter disporre anche della produzione a monte, l’acciaieria appunto, in grado di fornire in modo continuato e sicuro l’approvvigionamento di materia prima. Questa integrazione produttiva rende più difficile la ricerca di un acquirente.
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