Cronaca / Lecco città
Martedì 01 Ottobre 2013
L’appello di Confartigianato
«Lecco torni ad essere un sistema»
Vittorio Tonini: «Un’azione comune per uscire dalla situazione di crisi crisi»
«Le imprese pagano inefficienze che possono essere superate anche con interventi territoriali»
Trenta settembre. E’ stato un giorno infausto per imprese e cittadini. Ma anche per l’Italia perché un Paese che ha 49 scadenze e procedure fiscali che si concentrano in un’unica data ha vischiosità e un livello impositivo che non sono di un’economia competitiva.
Il dettaglio sui 49 adempimenti fiscali ce lo comunica Vittorio Tonini, segretario generale di Confartigianato Lecco, che aggiunge: «Senza andare troppo lontani dalla verità, e forse stando un po’ prudenti - sottolinea Tonini - si può ipotizzare che un’impresa artigiana ieri abbia “speso” almeno quattro ore per rispettare le scadenze fiscali».
Quattro ore a compilare moduli, per poi andare in banca, dal commercialista. E avanti con l’elenco. Tutto questo mentre il concorrente francese o tedesco se la ride perché può dedicarsi senza troppe distrazioni all’attività caratteristica dell’impresa. «E se ieri - spiega Tonini - è stata una giornata eccezionale in negativo, una sorta di allineamento dei pianeti, negli altri giorni dell’anno non è che l’imprenditore sia libero da obblighi e adempimenti burocratici. Anzi. Secondo l’ufficio studi di Confartigianato Lombardia, in un anno il sistema delle imprese di Lecco ha costi burocratici per 158 milioni, che tradotto significa che ogni azienda ha oneri burocratici per 18mila euro all’anno».
Ecco una voce del gap competitivo che le imprese italiane devono subire. Uno scalino-scalone che - come ricorda Vittorio Tonini - si ripropone anche alla voce energia: «Ancora un dato, sempre frutto di ricerche della nostra associazione. Ebbene, in un anno le imprese lecchesi considerate nel loro insieme hanno un costo aggiuntivo riferibile all’energia di 4,6 milioni di euro all’anno. Significa che ogni singola azienda ha un onere aggiuntivo per l’energia di 500 euro all’anno».
Costi, obblighi, adempimenti. E poi la crisi che continua a martellare. Il risultato? «In un anno - evidenzia Tonini - nel settore artigiano lecchese, il numero delle imprese manufatturiere è diminuito del 2,3%, mentre nell’edilizia la contrazione è stata del 3%. E ogni impresa che chiude porta con sè una perdita di posti di lavoro, e una dispersione di competenze e conoscenze che sono quelle dell’imprenditore e quelle dei suoi dipendenti. E’ un capitale che il territorio perde e che rischia di non recuperare. Tutti dobbiamo impegnarci - è l’appello del segretario di Confartigianato Lecco - per difendere il patrimonio imprenditoriale del territorio».
Cosa si può fare? «Anche a livello lecchese - spiega Tonini - si può incidere sul livello della tassazione, penso ad addizionali, imposte e tasse locali, e sull’efficienza della macchina amministrativa e burocratica. Certo - continua Tonini - sul territorio bisogna ritrovare un’unità d’azione che coinvolga tutti i soggetti istituzionali ed economici. Non è più il momento di primogeniture o di ambizioni da primi della classe. Serve unità d’intenti e la volontà di programmare e costruire qualcosa di utile per il sistema Lecco».
Primogeniture e rivalità che appartengono anche alle associazioni imprenditoriali. «E’ vero, anche tra le associazioni d’impresa c’è la necessità di ricompattarsi e collaborare. Tutti dobbiamo impegnarci a portare un contributo alla causa comune. L’alternativa è l’impoverimento del sistema imprenditoriale».
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