Cronaca / Sondrio e cintura
Martedì 24 Marzo 2015
La sentenza: Imu anche per gli impianti di risalita
Nuova tegola sui gestori degli impianti di risalita già alle prese con conti in profondo rosso: una pronuncia della Corte Suprema di Cassazione li obbligherebbe a pagare l’Imu.Si tratterebbe di cifre che variano dai 25 mila euro all’anno per una seggiovia a sei posti ai 50 mila per una telecabina a otto posti.
Un salasso insostenibile per i bilanci delle società, già precari e soggetti all’imprevedibilità delle condizioni meteorologiche, con ripercussioni negative su un comparto strategico per l’economia turistica della montagna. Un altro ostacolo sulla via del rilancio del comparto che si sta faticosamente cercando anche in provincia di Sondrio.
La sentenza che spaventa i gestori degli impianti a fune è la numero 4541 del 21 gennaio 2015 e riguarda un ricorso dell’Agenzia del territorio - Agenzia delle entrate contro la società Funivia Arabba Marmolada - Sofma Spa. Un caso specifico, ma che rischia di creare un precedente che, in assenza di soluzioni politiche, produrrà un effetto domino su tutte le altre aziende del settore.
In sostanza , secondo i giudici supremi l’impianto di risalita discusso nel caso è «funzionale alle piste sciistiche gestite dalla contribuente» e «dunque non sussiste il presupposto del classamento catastale come mezzo pubblico di trasporto». Questo tipo di definizione, è scritto nella sentenza, «presuppone evidentemente una, sia pur parziale, utilizzabilità delle strutture come mezzo di trasporto a disposizione del pubblico. Mentre un impianto di risalita svolge una esclusiva funzione commerciale di ausilio ed integrazione dell’uso delle piste sciistiche».
Nel caso in questione quindi «resta solo da stabilire se nel calcolo del valore di costruzione e quindi della rendita catastale debbano essere conteggiati anche gli impianti fissi. E la risposta non può che essere positiva». La sentenza specifica, infatti, che nel calcolo della rendita catastale rientrano anche tutte le strutture fisse che «concorrono al pregio e all’utilizzo degli immobili stessi».
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