Cronaca / Morbegno e bassa valle
Domenica 12 Aprile 2015
La Provincia approva: «Caccia al cinghiale aperta tutto l’anno»
La proposta del vicepresidente Borromini: Rendere operativi i 250 cacciatori abilitati. «Supereremo i tre mesi di stagione venatoria»
Emergenza cinghiali, la Provincia propone un piano di pronto intervento affidando per tutto l’anno ai cacciatori abilitati l’abbattimento dei capi segnalati sul territorio.«Uno strumento fondamentale e strategico per una corretta gestione delle popolazioni dei cinghiali con l’obiettivo di ridurre i danni che la specie arreca alle colture agricole».
Christian Borromini, vicepresidente dell’ente provinciale, definisce in questo modo gli interventi mirati, già in vigore da questi giorni, per affrontare quella che è ormai diventata una vera e propria emergenza, «e in quanto tale deve essere affrontata, con la collaborazione di tutti» sottolinea Borromini. La Provincia - istituzione titolata a prendere decisioni in materia - affida così ai 250 cacciatori specializzati alla caccia al cinghiale gli abbattimenti puntuali di questi ungulati. «I cacciatori volontari, ma formati specificatamente sulla caccia a questo selvatico, faranno parte di squadre pronte a muoversi sul territorio ogni qualvolta sarà segnalata alla Provincia o ai Comuni la presenza degli animali. Sarà una caccia in prevalenza notturna, viste le abitudini dei cinghiali, i cacciatori potranno contare anche su quattro gabbie di cattura e sulla formazione relativa all’utilizzo di cani per la caccia a questa specie, tipologia di corsi che proporremo nei prossimi mesi a tutti gli interessati».
Un cambiamento nei modi e nei tempi di intervento dunque rispetto al passato: l’azione di controllo selettivo del cinghiale dalla stagione venatoria 2013/2014 ad oggi si avvaleva infatti della collaborazione dei cacciatori di ungulati che potevano procedere, solo ed esclusivamente durante le giornate di caccia - quindi nell’arco di tre mesi - e qualora non avessero ancora completato il loro piano di abbattimento, alla soppressione di eventuali esemplari avvistati. «L’apertura totale della caccia al cinghiale non è fattibile - precisa il vicepresidente -, per legge bisognerebbe introdurre dei piani di abbattimento che tutelerebbero la vita dei selvatici, circostanza che non vogliamo si verifichi poiché questi animali non sono autoctoni e continuerebbero a compromettere gli equilibri dell’habitat naturale delle nostre montagne. Quindi l’intervento su segnalazione dei 250 cacciatori abilitati per l’abbattimento di questi ungulati crediamo sia la risposta migliore per contrastare il problema».
Una scelta condivisa da Mirco Barini, sindaco di Piantedo (qui si è verificato l’ultimo avvistamento di cinghiali), che si è confrontato con la Provincia sul tema. « Borromini si è dimostrato sensibile alla problematica - afferma - e l’utilizzo di gruppi specializzati che intervengano immediatamente dopo le segnalazioni credo sia la soluzione più efficace e rapida per tenere a bada il fenomeno, fra l’altro senza il timore di lasciare scoperti determinati periodi dell’anno».
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