Cronaca / Morbegno e bassa valle
Martedì 17 Dicembre 2013
La Barni di Morbegno
Così si supera la crisi
Da 30 a 45 dipendenti, più 50% per il fatturato - Open day alle officine meccaniche di Morbegno - Si festeggia un anno carico di soddisfazioni
Se la crisi, per molti, è stata l’inizio della fine o un lento calvario per la sopravvivenza tra commesse sempre più ridotte, richieste di accesso alla cassa integrazione, riorganizzazioni e tagli del personale, per altri, come le officine meccaniche Barni di Morbegno, un’opportunità per rilanciarsi sul mercato, attraverso sempre nuove strategie, ma soprattutto tanta intraprendenza.
Maurizio Barni ha 45 anni, è sposato, ha due figli di 13 e 3 anni. Sabato mattina ha aperto la sua azienda per festeggiare, insieme ai suoi quarantacinque dipendenti un anno carico di soddisfazioni, nonostante la congiuntura economica negativa e i fatturati delle imprese siderurgiche italiane in continua caduta libera.
«Nel 2009 abbiamo avuto un calo preoccupante del fatturato - ricorda l’imprenditore - abbiamo addirittura inoltrato una richiesta per l’attivazione della cassa, a cui poi non abbiamo fatto ricorso, ma invece di scoraggiarci, abbiamo reagito, guardandoci in giro, proponendoci sul mercato internazionale, all’inizio senza troppe speranze, senza sapere dove tutto questo ci avrebbe portato e invece, come si dice, da cosa nasce cosa, e adesso l’80% del nostro fatturato deriva da commesse estere».
La società si occupa prevalentemente della costruzione di macchinari e impianti nel settore siderurgico e dello stampaggio dei metalli, ma il core business è oggi rappresentato dall’estrazione e dalla distribuzione di gas e petrolio.
Barni srl lavora in Russia, in Kazakistan in America Latina, negli Stati Uniti e nei Paesi arabi. «Io mi occupo della parte commerciale, sono sempre in giro per il mondo, abbiamo un’impiegata kazaka che ci fa da interprete, in pochi anni abbiamo aumentato del 50% il nostro fatturato, che oggi tocca gli 8 milioni l’anno, il personale è passato da trenta a quarantacinque unità, abbiamo anche aperto un secondo studio di progettazione a Como e ampliato l’azienda di Morbegno, ma ci serve altro spazio che speriamo di poter trovare qui nell’area industriale della Bassa Valtellina».
Anche perché Barni non ci pensa proprio a trasferirsi all’estero, com’è capitato ad altri, allettati dalla prospettiva di un taglio drastico ai costi del personale o all’imposizione fiscale. Lo stabilimento, oggi, è costituito da sei distinti capannoni, uno per ogni reparto. Il fondatore della società, Giuseppe Barni, padre di Maurizio, aveva cominciato più di quarant’anni fa con due impianti a Morbegno, solo negli anni 90 la sede è stata trasferita nell’area industriale.
«In Italia lavoriamo molto con l’Ilva, che in quest’ultimo periodo sta realizzando grossi investimenti - ancora Barni - all’estero stiamo partecipando a gare per commesse molto importanti, in Messico, ad esempio stiamo trattando per un mega impianto petrolifero, il lavoro non manca e per questo devo ringraziare tutta la mia squadra, i miei quarantacinque collaboratori a cui spesso e volentieri chiediamo di lavorare anche il sabato mattina, ma loro contraccambiamo in disponibilità perché la collaborazione e la valorizzazione del capitale umano per noi sono fattori importantissimi».
Oltre al personale, anche gli amministratori locali e alcuni rappresentanti del mondo economico sono stati invitati all’open day. Tra gli altri il sindaco di Morbegno Alba Rapella, l’assessore della Comunità montana della Bassa Valtellina e del comune di Talamona Renato Ciaponi. Presenti anche il presidente della Camera di commercio Emanuele Bertolini e il direttore Marco Bonat e per l’Unione industriali il direttore Adolfo Ottonello e il vice presidente Sergio Schena.
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