Cronaca / Lecco città
Mercoledì 13 Maggio 2015
«In un’economia dominata dal sapere
a Lecco l’industria resterà centrale»
La mappa del futuroLa ricetta di Aldo Bonomi per un territorio che vuole crescere
«È sempre più necessaria la capacità di costruire una discontinuità rispetto al passato»
Saranno Comune, Camera di Commercio e università a dover gestire il cambiamento, ponendosi come punto focale di un territorio che potrà si perdere qualche elemento importante sotto il profilo della presenza istituzionale (come la Provincia), ma che dovrà tenersi stretto il manifatturiero, colonna portante e imprescindibile della cosiddetta “città del ferro” anche e soprattutto per risollevarsi dopo una crisi tanto pesante.
L’indicazione di perseguire la discontinuità, data l’altro pomeriggio nell’aula magna del Politecnico di Milano a Lecco dal sociologo Aldo Bonomi, in occasione della presentazione dei risultati della ricerca commissionatagli da Comune e Camera di commercio sulla situazione economica del territorio, è la principale ricetta consegnata a un territorio che ha voluto ascoltare le parole del fondatore e direttore del Consorzio Aaster, prima di leggerne per intero il lavoro intitolato “Area Lecco: protagonisti o spettatori? Lo scenario, le transizioni e le connessioni”, che racchiude l’analisi approfondita svolta dal docente giornalista e dai suoi collaboratori sulle condizioni dell’economia lecchese, per trarne elementi utili da sviluppare in chiave prospettica.
Dunque, discontinuità – per non crogiolarsi nei risultati ottenuti negli anni, considerata la creazione della Camera di commercio, delle sedi universitaria e del Cnr, dell’attraversamento e del nuovo ospedale – e riterritorializzazione, per evitare che le punte d’eccellenza industriale non si sentano ancorate a questo territorio e scelgano di abbandonare il distretto produttivo, lasciando qui solo «la polvere».
Nel dipingere la situazione “istituzionale”, Bonomi è partito dal “risiko” che si sta giocando sulla Camera di commercio e sul cambiamento delle autonomie funzionali (l’ente camerale quanto l’università) che uniti alla perdita della Provincia, se non affrontati nel modo giusto, con una scelta ponderata delle alleanze e delle strategie territoriali da mettere in campo, causeranno difficoltà serie a questo territorio.
«Bisogna immaginare nuove forme di economia, endogena, mista e territoriale. Perché si deve discutere su cosa rimane del meccanismo dell’impresa diffusa che dagli anni Settanta al Duemila ha prodotto un distretto e filiere di grande peso».
Sulla necessità di lavorare su una piattaforma della conoscenza che metta in collegamento imprese di eccellenza e ricerca, Bonomi è tornato più volte, sottolineando il ruolo che il Politecnico dovrà avere in modo sempre più marcato e ribadendo al contempo che partendo dai soggetti virtuosi bisogna riportare al centro la coesione territoriale.
Il tutto senza tralasciare l’aspetto sociale, quello che tra l’altro ha fatto segnare la maggior crescita degli ultimi anni. «Proprio a fronte di questo patrimonio di realtà no profit bisogna pensare a come viene avanti la sussidiarietà orizzontale dal basso, capire come fare welfare di comunità».
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