Cronaca / Oggiono e Brianza
Domenica 14 Giugno 2015
Imprese artigiane
tanti figli in azienda
Il paradosso Gli analisti: il passaggio generazionale favorito dalla difficoltà di trovare altri sbocchi. E poi sboccia anche la passione per il lavoro di papà
A Lecco vale 7,1milioni di euro la formazione sul campo ai 260 neoassunti delle imprese artigiane nel 2014, una cifra pari allo 0,5% del valore aggiunto prodotto dall’artigianato locale.
Il dato è contenuto nell’ultima elaborazione flash dell’ufficio studi di Confartigianato nazionale, secondo cui nel quinquennio 2006-2011 quasi il 10% delle imprese artigiane a conduzione familiare sia stato interessato da passaggio generazionale, quindi delle competenze, mentre un altro 18,2% prevede di farlo entro l’anno prossimo.
Circa la formazione ai neoassunti, a stimarne il valore non sono tanto le microimprese quanto gli analisti dell’ufficio studi dell’associazione, che per i loro calcoli hanno considerato le assunzioni non stagionali previste dall’ultima indagine Excelsior, le ore effettivamente lavorate nel settore privato secondo i dati Istat, i dati Unioncamere-istituto Tagliacarne sul valore aggiunto dell’artigianato, il numero degli addetti impiegati nelle imprese artigiane e la quota di tempo che il personale dell’impresa deve dedicare per formare il neoassunto.
Si parla, in definitiva, di una formazione on the job che nell’affiancamento coinvolge il titolare dell’azienda e i suoi dipendenti allo scopo di trasmettere competenze solitamente molto specifiche su misura della singola azienda.
«Oltre sette milioni di euro in valore formativo fra le nostre aziende a Lecco – dice il presidente di Confartigianato Daniele Riva – dimostra che la trasmissione del nostro saper lavorare deriva dalle piccole imprese. Si sa che nelle microaziende la formazione avviene spesso a stretto contatto col titolare, in un passaggio di competenze che è anche trasferimento di mentalità d’impresa».
Sul passaggio generazionale a Lecco non ci sono dati «ma la sensazione – afferma Riva – è positiva, osserviamo che la crisi ha portato le nostre imprese a una maggiore analisi sui metodi di gestione. Dalla parte delle nuove generazioni, la possibilità di avere uno sbocco lavorativo nell’impresa di famiglia è stata parecchio rivalutata. Nel voler vedere il bicchiere mezzo pieno in relazione alle tante conseguenze della crisi, possiamo considerare che le difficoltà rilancino la voglia dei giovani a entrare nelle imprese famigliari».
Fra entrare per necessità e voler fare il lavoro dei genitori per passione la differenza è immensa, ma in proposito Riva non ha dubbi: «Quando entri a lavorare in un’azienda artigiana – afferma – la passione ti viene. So per esperienza di giovani che hanno scelto di farlo con poca convinzione ma alla fine si sono innamorati dell’attività di famiglia».
E spiega che lui stesso «in questo periodo di ripresa del lavoro, in pieno trasferimento nella nuova sede aziendale di Suello, ho l’impressione di avere vent’anni di meno nel pensare a quello che farò in futuro. E questo tipo di energia ti arriva solo dalla passione per il lavoro».
Una passione che si prepara a trasmettere ai nuovi assunti che pensa di portare nella nuova sede, praticamente doppia rispetto all’attuale, della Cremonini. Una persona, spiega, è già in arrivo e ora «l’idea di assumere altre 2-3 persone, in modo da ritornare al nostro organico pre-crisi, è una missione possibile».
© RIPRODUZIONE RISERVATA