Cronaca / Tirano e Alta valle
Giovedì 25 Luglio 2013
«Il caso cinema Italia
è degno di Totò»
Discussione accesa sulla compravendita dello stabile di proprietà della fondazione Camagni
Ultimatum unanime all’imprenditore Ciapparelli: «Concluda l’atto o faccia un passo indietro»
«La vicenda dell’ex cinema Italia sembra la sceneggiatura di un film di Totò», ha detto il consigliere di minoranza, Marco Tomasi, in consiglio comunale lunedì sera quando si è trattato di aprire una discussione – senza votazione finale di alcun documento – sulla compravendita dello stabile di proprietà della fondazione Camagni.
E se il sindaco, Pietro Del Simone, ha risposto piccato che i «film di Totò andiamo a vederli al cinema, non qui», l’impressione che la questione contenga degli aspetti quanto meno comici – se non si avesse a che fare con un bene pubblico, di tutti i Comuni da Teglio a Livigno lasciato in donazione per la gioventù – ce l’hanno a dire il vero tutti. Tanto che a questo punto l’appello a Giandomenico Ciapparelli, acquirente della struttura in stand by da anni, è stato quasi unanime: «Ciapparelli si decida: o concluda l’atto o faccia un passo indietro». A pesare su questa situazione un altro paradosso: su un progetto che costa milioni di euro, Ciapparelli «si sta arroccando sulle briciole - ha detto il capogruppo di maggioranza, Guido Della Frattina -, pretendendo ora 46mila euro di spese legali. L’ex cinema Italia costituisce un pessimo biglietto da visita, le condizioni offendono la memoria di chi lo ha lasciato. La mia perplessità è che nella delibera comunale per il progetto del coaster si sarebbe potuto ottenere qualcosa per il cinema Italia e di questo mi dispiaccio. Ma ora rivolgo chiaro un appello a Ciapparelli per chiarire se sia ancora di suo interesse o no l’operazione. O concluda il procedimento, o comunichi il suo mancato interesse per poter fare un nuovo bando. E sarebbe un nobile gesto, al pari di quello di Renzo Tenni che lo ha donato a suo tempo, lasciar perdere le spese legali».
Il consigliere Matteo Muzio, che fino allo scorso anno era parte del consiglio di amministrazione della fondazione Camagni da cui poi si è dimesso, ha ribadito che «non c’è nessun impedimento alla conclusione del rogito dal punto di vista giuridico. Ci sono solo scuse e quisquilie: prima era il parere della Soprintendenza, poi il problema degli affittuari, ora il fatto non si riesca a determinare il progetto della sala polifunzionale».
Di qui il perentorio invito: «O si chiuda il rogito così com’è oppure si tolga la sala, oppure si venda a qualcun altro. Il Comune di tirano deve essere lasciato fuori da questa questione. Chi compra dovrebbe pagare e poi presentarsi all’amministrazione con progetti. Auspico che il presidente, Narciso Zini, si attivi celermente con la convocazione dell’assemblea senza continuamente assecondare scuse puerili e giustificazioni inconsistenti». Tomasi ha nuovamente domandato come mai il Comune dal 2009 a oggi non abbia fatto niente per vendere il cinema.
Ferma la replica del sindaco che non accetta che gli vengano additate responsabilità. «Avevo proposto che ci fossero due rappresentanti di Tirano nel consiglio della Camagni, ma non è stato accettato. È un anno che il consiglio è fatto, capisco la situazione difficile, ma è ora di tirar su i pantaloni. O Ciapparelli lascia o rimane, ma un’assunzione di responsabilità a questo punto ci deve essere». n
© RIPRODUZIONE RISERVATA