Cronaca
Giovedì 05 Febbraio 2015
I cani uccisi da un insetticida
Vietato da anni, chi lo ha in casa?
Ecco i risultati dell’autopsia eseguita su due degli animali morti
Una seconda volpe trovata senza vita: è stata avvelenata anche lei
Endosulfan: è questo il nome del potente insetticida-acaricida altamente neurotossico bandito dall’Unione Europea già nel 2006 che ha ucciso i due cani sui quali il Dipartimento di medicina veterinaria dell’Asl di Monza, sede di Montesiro di Besana in Brianza, ha effettuato l’autopsia.
Lo rendono noto i soci dell’associazione “Amici della Valletta”, molto dispiaciuti « per l’immagine negativa che si è creata sul Parco e preoccupati di conoscere gli sviluppi dell’evento di moria dei cani recentemente riportato da giornali e televisioni».
Proprio per cercare di capire qualcosa di più, proprio negli stessi giorni in cui una seconda volpe è stata trovata morta (avvelenata) nella zona Prati Magri, tra Renate e Besana, dalle guardie volontarie dell’Arcicaccia, una delle referenti dell’associazione, Licia Kalcic, si è recata a colloqui con il veterinario dell’Asl : a cui ufficialmente risultano due denunce («solamente, si sa che i cani morti sono di più»), una nella zona dei Cariggi, l’altra tra la Cascina Angelica ed Odosa, appunto i cosiddetti Prati Magri. «Su questi cadaveri d’ufficio è stata eseguita autopsia, entrambi presentavano avvelenamento da Endosulfan, che è un insetticida-acaricida altamente neurotossico, bandito a livello globale».
L’Endosulfan è infatti una sostanza velocemente assorbita dal corpo, in grado di causare avvelenamento. Vi sono studi che indicano la sua pericolosità per la salute e il benessere di bambini, di operai agricoli e di quelli che vivono nelle vicinanze delle zone trattate. Inoltre è altamente tossica per la fauna selvatica, soprattutto uccelli, pesci ed altri organismi acquatici. Per queste ragioni, annoverata fra i cosiddetti inquinanti organici persistenti, era già stato vietato in 75 Paesi, tra cui nel 2006 quelli dell’UE. Da capire chi, a distanza di tutti questi anni, ne abbia ancora in casa.
«Restava il dubbio se si trattasse solo di residui di trattamenti in qualche azienda, leccati casualmente dai cani, o di bocconi volontariamente preparati per nuocere - prosegue Licia Kalcic -. Da testimonianza dei proprietari, sembra che i cani abbiano veramente ingerito un boccone. Il veterinario mi ha assicurato che sono stati allertati gli organi di controllo del territorio dei Comuni interessati».
A questo punto mi pare evidente l’importanza di denunciare all’Asl tutti i casi, «in questi modo viene eseguita autopsia, che non costa nulla al proprietario del cane, e vengono allertati tutti i Comuni coinvolti, sperando da parte loro in un effettivo ed efficace controllo».
Al momento, dunque, il Parco non è ancora sicuro.
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