Cronaca / Oggiono e Brianza
Mercoledì 11 Dicembre 2013
I braccialetti per Joele
«Non sono una truffatrice»
La donna di Salisbury sulla cui iniziativa si sono diffusi sospetti
«E’ una campagna di sensibilizzazione. Ricavato in beneficenza»
«La mia non è una truffa: a chi lo devo scrivere, per essere creduta?»: Louise Paba, cugina di Antonio, Luca, Ivan Leotta e di altri parenti italiani del giovane Joele – ucciso a Maidstone lo scorso 20 ottobre – aveva avuto un’idea per sostenere un’associazione inglese dedita ai famigliari proprio delle vittime d’omicidio.
Soprattutto, la donna aveva pensato – come riferimmo lo scorso 23 novembre – a una campagna che diffondesse e difendesse la memoria del diciannovenne italiano massacrato di botte. Braccialetti tricolore per «tenere desto il ricordo di Joele Leotta e viva l’attenzione dell’opinione pubblica» il cui ricavato verrà devoluto all’associazione Samm, che nel Regno Unito dà supporto – anzitutto psicologico – ai famigliari delle vittime d’omicidi: questa l’intenzione dichiarata da Louise Paba, che vive a Salisbury nella contea del Wiltshire, in Inghilterra appunto; proprio nel Regno Unito il cugino Joele perse la vita il 20 ottobre scorso, a una settimana dall’arrivo, picchiato da altri immigrati forse per rivalità nel lavoro.
«Il padre è mio cugino»
«Il padre di Joele è mio primo cugino – ribadisce la donna – Ma non solo dal dolore per la tragedia famigliare nasce il progetto».
Ultimamente aveva tentato di diffonderlo con una comunicazione diretta agli editori di diverse testate italiane. C’è chi ha sospettato la truffa; l’effetto valanga del tam tam mediatico ha travolto Louise Paba che dall’Inghilterra dichiara: «Avrei preferito che quei media mi interpellassero. Sono disgustata da ciò che qualcuno ha pensato di me. Ho solo cercato di aiutare la famiglia e, al tempo stesso, anche altre famiglie. Mi stanno ferendo profondamente i commenti che trovo nella pagina Facebook dedicata all’iniziativa, evidentemente conseguenze di notizie diffuse in Italia».
I contatti italiani
«Sembra - dice ancora - che la madre di Joele, Patrizia, abbia detto di non essere al corrente dei braccialetti e ciò ha forse scatenato le illazioni: infatti, a tenere i contatti è mio fratello Matthew, che quando riesce corrisponde via e-mail col padre di Joele, Ivan. Stavo aspettando che proprio Matthew mi fornisse gli indirizzi italiani per mandare i primi braccialetti anzitutto ai genitori di Joele. E’ molto triste la piega presa dalla situazione, in un momento di così grande dolore».
Prosegue Louise Paba: «Come ho chiaramente scritto alle testate giornalistiche italiane, proponevo che l’organizzazione da aiutare nel vostro Paese coi proventi dei braccialetti venisse scelta al momento opportuno in accordo coi genitori di Joele. I braccialetti vengono venduti a una sterlina l’uno. A causa delle mie limitate risorse personali, ne ho potuti produrre solo 250: tolte le spese, non sarebbe stato mai un gran business, come si può vedere; credevo evidente che non si pensasse ci potessero essere secondi fini».n
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