Cronaca
Giovedì 14 Novembre 2013
«Ho visto il mio bimbo morire
Ora è salvo e vive grazie a voi»
Papà Adriano racconta così la sua esperienza con la “morte in culla”. Varese è un centro di riferimento regionale: «Un monitor ci aiuta»
«Era l 13 marzo del 2012. Francesco non aveva ancora due mesi e quella sera dormiva in braccio a mia moglie Simona quando all’improvviso ha smesso di muoversi e di respirare. É diventato una fredda bambola di pezza».
Queste le parole con cui Adriano Casali ieri ha iniziato a raccontare la sua personale esperienza di genitore di un bambino affetto da Alte (eventi apparentemente rischiosi per la vita) intervenendo al convegno “Una culla per la vita” ospitato da Villa Recalcati per discutere di Alte e Sids, la temutissima morte in culla.
Francesco, l’ultimo di quattro fratelli, quella sera si è ripreso da solo, mentre i genitori lo portavano di corsa in ospedale.
Il primo ricovero, all’Ospedale civile di Brescia, dove risiede la famiglia, è stato un incubo: «Una volta hanno dovuto rianimare mio figlio con il massaggio cardiaco – ha ricordato il papà – E quando finalmente è arrivato lo strumento adatto per monitorare mio figlio mancava personale in grado di leggerlo, così siamo stati trasferiti in elicottero all’ospedale Del Ponte di Varese». Qui i monitor per il controllo dei bambini con gravi episodi di Alte sono una realtà diffusa da oltre 15 anni. «Il personale ci ha rassicurato, istruito e informato su come dovevamo comportarci – ha aggiunto papà Adriano – In particolare ci hanno assegnato un monitor e insegnato ad usarlo, a conoscerne gli allarmi».
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