Ha preso al volo il bimbo
«Dio mi ha dato la freddezza»

Parla l’agente penitenziario che ha salvato il bimbo caduto dalla finestra a Cantù

Ryan ha due anni ancora da compiere, un fratellino nella pancia della mamma e un angelo custode con addosso una divisa.

L’angelo si chiama Luigi, ed è assistente di polizia penitenziaria in servizio nella casa circondariale di Como: è stato lui a salvare la vita al piccolo Ryan, ieri pomeriggio, afferrandolo al volo quando ha perso l’equilibrio ed è caduto da una finestra posta a quasi nove metri d’altezza.

Ryan abita insieme ai genitori, entrambi nigeriani, in via Milano 21: in una palazzina gialla abitata da per lo più da stranieri all’angolo con via Uberto da Canturio.

Ieri pomeriggio la mamma lo ha lasciato solo per qualche minuto: il cucciolo dormiva, e così ne ha approfittato per salire al piano di sopra per stendere i panni nell’appartamento della vicina, che è più grande.

Ma Ryan si è svegliato. Si guardato attorno e si è ritrovato solo. E con il pannolino sporco. Spaventato, è si è arrampicato sul divano appoggiato alla parete, proprio sotto la finestra. Ha aperto non si sa come le ante e si è issato su, rimanendo in piedi sul davanzale, piangendo disperato.

Ed è a questo punto che entra in gioco Luigi Barbanera, 45 anni, residente da un anno a Cantù, in via Brighi (prima abitava a Fino Mornasco).

«Erano più o meno le 14.10 - racconta - avevo terminato il mio servizio e stavo tornando a casa. Prima però volevo fermarmi in via Milano, alla banca (la Bnl all’angolo con via Borgognone, ndr), per prelevare dei soldi. Il semaforo era rosso, e così ero fermo in coda. All’improvviso davanti a me vedo una signora uscire come una furia dalla macchina: aveva il cellulare in mano e gridava aiuto. Mi sono detto: “Ma che fa?” Poi ho capito che stava succedendo qualcosa di grave. Ho accostato e sono sceso anch’io dall’auto. Mi sono qualificato come poliziotto. E ho visto il bambino».

«Stava lì, in piedi, sul davanzale della finestra aperta - prosegue Barbanera - piangeva e piangeva, e il naso gli colava. D’istinto, mi sono messo sotto di lui e ho chiesto alla signora di chiamare immediatamente un’ambulanza, i vigili del fuoco e i carabinieri, ma lei mi ha risposto di averlo già fatto».

Poi ha rivolto tutta la propria attenzione al piccolo. «Io gli gridavo: “Vai dentro, vai dentro, che adesso arriva la mamma” - continua Barbanera nel suo racconto - ma non so neanche se capiva quello che gli dicevo. Poi a un certo punto, mi si è fermato il respiro. Lo rivedo ancora adesso, come al rallentatore. Il bambino mette un piedino di fuori. Perde l’equilibrio. E cade giù, nel vuoto».

Il resto è un attimo lungo come una vita.

«Solo Dio mi ha dato la freddezza e la prontezza necessaria per prenderlo al volo - sospira il poliziotto - anche se è solo un bimbo mi è cascato addosso con una forza incredibile. Siamo caduti tutti e due per terra, e io ho cercato di proteggerlo con le braccia. Mi sono alzato e ho visto che stava bene. Gli sanguinava solo un po’ il musetto, perché aveva picchiato la bocca sulla mia spalla. Ho cercato di tamponargli il taglio con qualche fazzolettino di carta. Io? No, io non mi sono fatto quasi niente. Sento solo un lieve dolore alla mano e un fastidio al collo. Forse quando l’adrenalina se ne sarà andata usciranno gli altri dolori. Ma va bene così».

La mamma di Ryan, che è in attesa di un altro figlio, è arrivata subito dopo. Possibile che non abbia udito nulla di quanto accadeva al piano di sotto? «No, non sentivamo niente - assicura la vicina, anche lei africana - non sentivamo che piangeva».

Il bimbo, che ha 23 mesi, è stato portato dalla mamma al pronto soccorso pediatrico dell’ospedale Sant’Anna di San fermo della Battaglia. È stato visitato, ma è stato subito dimesso: sta bene.

Quanto a Barbanera, ormai dovrà abituarsi: d’ora in poi lo chiameranno, e a piena ragione, eroe.n

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