Cronaca / Tirano e Alta valle
Venerdì 03 Ottobre 2014
Grosotto: impronta di scarpa
sulla canottiera di Veronica
L’ipotesi degli investigatori è che Emanuele le abbia sferrato un violento calcio per farla cadere nel dirupo, poi l’ha uccisa con un colpo di pietra alla testa e quindi l’ha rivestita con il maglione
Grosotto
L’impronta di una scarpa del modello di quelle calzate da Emanuele Casula, l’ apprendista saldatore di Grosotto, arrestato per l’ omicidio di Veronica Balsamo, è stata trovata sulla canottiera della cameriera all’altezza della spalla sinistra. La traccia è stata scoperta solo in un secondo momento, e l’ipotesi degli investigatori è che il ragazzo le ha sferrato un violento calcio per farla cadere nel dirupo, poi l’ha uccisa con un colpo di pietra alla testa e quindi l’ha rivestita con il maglione.
’«Ho sperato fino all’ultimo che mia figlia fosse rimasta vittima di un incidente, che in quel dirupo fosse scivolata. Invece non è stato così’’. A parlare dopo la svolta nell’indagine sul giallo di Grosotto è Sonia Della Valle, la mamma della 23enne Veronica
Balsamo, cameriera di Grosio, trovata senza vita ai piedi di un
dirupo lo scorso 24 aogsto in Valtellina.
«Emanuele - ha aggiunto la donna - ha rovinato tre famiglie. La mia, la sua e quella di Gianmario Lucchini, ferito gravemente». «Vogliamo - ha affermato Giancarlo, il papà di Veronica - ringraziare i magistrati di Sondrio e i carabinieri per il grande impegno profuso nelle indagini per fare piena luce sulla tragica fine di Veronica».
La svolta del giallo è avvenuta nella tarda serata di ieri, quando i Carabinieri si sono presentati nell’abitazione di Emanuele Casula per portarlo in carcere.
Il ragazzo, 18 anni compiuti da pochi mesi, è in stato di fermo con l’accusa di omicidio di Veronica Balsamo, e tentato omicidio di Gianmario Lucchini. Nel decreto della Procura di fa menzione anche degli altri reati contestati al giovane nei giorni scorsi: il furto dei medicinali dalla farmacia del paese e quello della Panda del ferramenta. È l’ultima tappa, forse la svolta, di un giallo che sta tenendo con il fiato sospeso tutta la provincia da oltre un mese. Soltanto in questi giorni però si conosceranno le motivazioni che hanno spinto gli inquirenti a fare un balzo in avanti e a bloccare l’indagato in una cella della casa circondariale di Sondrio.
Tutto risale a sabato 23 agosto. La giornata di follia comincia la mattina, quando si verificano due furti: quello di una Fiat Panda posteggiata con le chiavi nel cruscotto e quello della cesta con i medicinali che il corriere aveva appena depositato nell’atrio della farmacia del paese. Le telecamere di sicurezza permetteranno in breve di collegare i due episodi a Emanuele Casula, un ragazzo che abita poco lontano. I furti vengono denunciati ai Carabinieri, poi però nessuno formalizza la querela. La stessa sera il ragazzo si apparta vicino alla chiesetta della frazione di Roncale con una ragazza di 23 anni che vive con i genitori a Grosio, nella frazione di Tiolo, praticamente a un tiro di schioppo.
La ragazza è Veronica Balsamo, ha 23 anni e lavora come cameriera. I due si allontano dal paese a bordo della Nissan Terrano della mamma di lei. Poche ore dopo, tornando in paese, si ribalta con la vettura, che peraltro non potrebbe guidare perché ha soltanto il foglio rosa e non ancora la patente.
Questo secondo l’accusa, perché Emanuele in realtà sostiene che era la ragazza a guidare. Tutto sommato però non cambia molto. Quella stessa sera un uomo di 32 anni, Gianmario Lucchini,viene trovato nella sua abitazione della frazione San Martino ferito da due colpi di cacciavite alla base del collo e al torace.
Qualcuno ha cercato di ucciderlo, su questo gli inquirenti non hanno mai avuto dubbi. Gianmario vive a poche centinaia di metri dal luogo dell’incidente. Strane coincidenze. Stranissime, in un paese tranquillo come Grosotto. Per la Procura però, almeno formalmente, i due fascicoli sono separati. All’alba della mattina successiva, un amico trova il corpo senza vita della giovane in una scarpata a Roncale, mezzo chilometro più a monte rispetto al luogo in cui l’auto si è ribaltata. Emanuele è stato l’ultimo a vedere la giovane in vita e viene indagato. Si parla però di atto dovuto, nella prima fase degli accertamenti. Poche settimane dopo la Procura chiede al gip gli arresti domiciliari, soltanto per i furti però. Il giudice non concede la misura, non ritenendola giustificata. Poi nuovi esami, accertamenti, incarichi ai periti. Fino alla svolta di ieri sera.n
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