Cronaca / Lecco città
Mercoledì 19 Novembre 2014
«Gomme da neve, obbligo sbagliato»
Lo afferma Alberto Guidotti, presidente di Assocatene Lecco e amministratore delegato della Thule. «Meglio lasciare libertà di scelta sul dispositivo e non imporne l’uso temporale, ma solo quando serve»
«Un automobilista deve essere lasciato libero di scegliere il dispositivo antisdrucciolevole più idoneo alle sue necessità e comunque, se in caso di neve e ghiaccio è sicuro di non utilizzare l’auto, non è giusto obbligarlo a comprare qualcosa che non userà mai».
«Provvedimento fuorviante»
Detto da un produttore di catene da neve e rappresentante della categoria a livello provinciale, fa sicuramente effetto. A esprimersi nei termini che non più tardi di ieri erano stati propri di un esperto di tematiche consumistiche è infatti Alberto Guidotti, presidente di Assocatene Lecco e amministratore delegato di Thule, uno dei principali produttori del settore.
È lui che, in primo luogo, tiene a evidenziare che «parlare di obbligo di gomme invernali è fuorviante, perché la legge le equipara alle calze da neve alle catene, che non sono un prodotto di serie b». Quindi entra nel merito dell’ordinanza che anche a Lecco imporrà la presenza su ogni veicolo di presidi specifici da dicembre al prossimo aprile. «Si tratta di un provvedimento che noi, come costruttori, riteniamo dovrebbe avere contenuti diversi. Non dovrebbero, questi dispositivi antisdrucciolevoli, essere imposti da novembre ad aprile, ma quando serve e dove serve».
Dunque, l’obbligo di disporre di queste dotazioni dovrebbe essere in vigore solo quando le condizioni atmosferiche lo richiedono, e comunque non su tutto il territorio indifferentemente. Perché, sottolinea dati alla mano, «su indicazione degli stessi produttori di gomme, quelle invernali garantiscono le migliori prestazioni sotto i 7 gradi. Ma sui 150 giorni dello scorso inverno a Milano ci sono stati 89 giorni con temperature dagli 8 gradi in su. Dunque, imporre un obbligo su base temporale non serve. Bisognerebbe intervenire invece in modo più mirato, come succede negli altri Paesi europei».
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