Cronaca / Lecco città
Venerdì 14 Novembre 2014
«Gli stati generali a Lecco
Abbiamo perso sette anni»
Il presidente Sabadini all’attacco: «L’Api li aveva già proposti nel 2007, ma era stata snobbata»
«Ora, con aziende chiuse o trasferite, si corre ai ripari. Ma è un’eternità che lascerà segni indelebili»
«Gli Stati Generali del Lecchese? L’Api li aveva già proposti nel 2007, ma era stata snobbata. Ora, con sette anni di ritardo, aziende chiuse o trasferite, posti di lavoro persi, si corre ai ripari; ma quegli anni persi, un’eternità quando si parla di economia, lasceranno segni indelebili».
L’iniziativa lanciata da Comune di Lecco e Camera di Commercio, che in collaborazione con il Consorzio Aaster di Milano proporranno nella prossima primavera un momento di incontro e confronto sullo stato di salute dell’economia, presentando in quell’occasione i risultati dell’indagine che il soggetto diretto da Aldo Bonomi sta conducendo in queste settimane, suscita ancora perplessità.
Dopo quelle esternate nei giorni scorsi a proposito del periodo scelto per tenere gli Stati generali del territorio lecchese, con il presidente di Confcommercio Peppino Ciresa ad esprimere qualche dubbio sull’opportunità di organizzare l’evento proprio a ridosso del voto che rinnoverà sia l’amministrazione comunale che quella dell’ente camerale, ora è Luigi Sabadini presidente dell’Api di via Pergola, a togliersi il classico sassolino (che in questa circostanza pare però avere le dimensioni di un macigno) dalla scarpa.
E lo fa con sarcasmo e una evidente vena polemica nei confronti di chi, a suo tempo, non ha ritenuto di dover cristallizzare la situazione in un incontro nel quale valutare problemi e bisogni dell’economia provinciale, come invece si è deciso di fare ora.
Anche il presidente Api, infatti, ha ricevuto la comunicazione dell’iniziativa avviata da Comune e Camera di Commercio per permettere al territorio di Lecco di «ripensare le proprie strategie future, ridisegnare il proprio “spazio di posizione”, la propria identità e delineare i propri scenari futuri».
L’esordio di Sabadini è al vetriolo: «Evviva! Era il 2007 quando, intuendo le curve storte su cui si stava ponendo il nostro territorio, l’Api propose pressappoco la stessa iniziativa nella sede dell’allora Comitato Consultivo Deutsche Bank, riscuotendone un tiepido consenso da parte delle istituzioni. L’anno successivo un’altra associazione propose un’analisi simile, ma anche questa volta il sasso gettato precipitò sul fondo dello stagno».
Scarsa capacità di leggere la situazione o poca attenzione nei confronti del soggetto promotore? Sabadini sembra alludere velatamente alla seconda ipotesi, quando afferma che «ora si muovono la Camera di Commercio e il Comune».
Ma va oltre, perché quello che gli preme è soprattutto la sostanza. «Ci sarebbe da essere lieti, se non fosse per il fatto di aver perso il treno per soli 7 anni. E si badi bene, si tratta di un periodo “eterno” se commisurato alla velocità con cui si muovono le economie globali ed i territori nostri concorrenti».
In questo lasso di tempo, infatti, è cambiato tutto. «Aziende allora floride hanno delocalizzato, altre hanno subìto profonde ristrutturazioni, si sono chiusi i rubinetti del credito, il tasso di disoccupazione è triplicato». Il turismo, incalza, è ancora nel congelatore e alcuni enti sono stati svuotati.
«Ora non sprechiamo altro tempo»
Un momento di confronto è dunque inevitabile e, anzi, auspicabile. E lo stesso presidente Api lo rimarca: «Ben vengano, dunque, gli “Stati Generali” del 2015».
Ma bisognerà andare oltre, perché, sostiene Sabadini, è importante decidere “cosa fare”, ma ancora più lo sarà il “come fare”, puntando su coesione e compattezza degli attori coinvolti. «Ancor più forte dovrà risultare il richiamo ad una “governance” coesa e responsabile – conclude - per non sprecare inutilmente altro tempo. Non possiamo più permettercelo».
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